STORIA DELLA FOTOGRAFIA: QUELLE IMMAGINI COMBINANO UN ‘ 48

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  • Testata            Panorama
  • Data Pubbl.     23/04/1998
  • Numero           0016
  • Numero Pag.   164
  • Sezione            CULTURA
  • Occhiello         FOTOGRAFIA I PRIMI REPORTAGE
  • Titolo  QUELLE IMMAGINI COMBINANO UN ‘ 48
  • Autore Marco Gregoretti
  • Testo

STORIA DELLA FOTOGRAFIA:

Rue Saint-Maur, Parigi: i ribelli alzano una barricata. C’ è un gran rumore: arrivano i soldati, sparano e i “facinorosi” si arrendono. Un fotografo dagherrotipista fa lo scoop e immortala su lastra prima la strada e dopo il combattimento. Quelle due rarissime immagini sono state scattate 150 anni fa, il 25 giugno 1848, da un antesignano di Robert Capa di cui si conosce solo il cognome: Thibault. Il coraggioso foto-pittore lombardo Stefano Lecchi, invece, nel 1849 seguì passo passo le disavventure di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi. E per fotografare la disfatta politica e militare del loro tentativo di repubblica andò fin sopra le mura aureliane sfidando i colpi dell’ artiglieria. Thibault e Lecchi sono gli autori dei primi due reportage di guerra nella storia della fotografia. I dagherrotipi di Thibualt e le calotipie di Lecchi sono esposti fino al 31 maggio a Torino nel Museo del Risorgimento. La mostra Le Rivoluzioni del 1848, curata da Rosanna Maggio Serra e promossa dall’ Associazione Torino città Capitale europea, è uno dei tanti percorsi celebrativi organizzati per festeggiare i 150 anni dai moti e dallo Statuto albertino. La sezione in cui sono esposti gli “scatti” di Lecchi e Thibault si chiama Dalla fotografia al giornale e ricostruisce anche l’ evoluzione tecnica della fotografia. Soffermandosi sulla eterna e spinosa questione della libertà di stampa. A volte si ricostruivano situazioni il giorno dopo l’ evento, altre si lavorava di fantasia nel passaggio dalla calotipia alla litografia. Lo dimostra lo stesso Lecchi: Papa Pio IX gli commissionò 30 litografie degli scontri a Roma. Lui gliele consegnò con qualche piccola modifica che teneva conto dell’ “orientamento” del Pontefice. E così, anche ai giornali, sempre più ricchi di immagini sul campo, finivano questa o quella versione. “D’altronde” dice Maggio Serra “è proprio in quel periodo che inizia la diffusione di massa della fotografia”.