La Circe della Versilia. La nuova vita di Maria Luigia Redoli, Un mio articolo su Quarto Grado Magazine in edicola da mercoledì tre giugno

Maria Luigia Redoli sul numero 4 di Quarto Grado Magazine
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Da mercoledì 13 maggio 2015 esce settimanalmente in edicola, al prezzo di copertina di un euro, Quarto Grado Magazine, la versione cartacea della trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi con Alessandra Viero su Rete Quattro. Siria Magri, direttore della rivista e del programma tv, mi ha affidato il compito di raccontare cold case al femminile. Donne in nero è il titolo della rubrica. Questo è il testo del secondo caso che ho proposto, su Quarto Grado Magazine, in edicola mercoledì tre giugno.
M.G.

Maria Luigia Redoli sul numero 4 di Quarto Grado Magazine
Maria Luigia Redoli sul numero 4 di Quarto Grado Magazine

Chissà, magari ha pensato a uno scherzo. Invece può capitare di uscire dal carcere milanese di Opera, dopo 24 anni di detenzione in diversi istituti di pena, il primo aprile (2015), tre giorni prima del proprio compleanno. Quando era una inquieta e corteggiatissima cinquantenne di Forte dei Marmi, nota per gli abbigliamenti eccentrici e per quegli occhialoni scuri che non ha mai tolto, Maria Luigia Redoli, che oggi ha 76 anni, fu arrestata con l’accusa di avere ucciso con la complicità di Carlo Cappelletti, un giovane e aitante Carabiniere a cavallo di 23 anni, il facoltoso marito Luciano Iacopi, di quasi 20 anni più anziano di lei. Cappelletti era l’amante della donna e, secondo gli investigatori, la aiutò ad assassinare Iacopi con 17 coltellate la notte del 17 luglio del 1989. Il movente, si legge negli atti giudiziari dell’epoca, sarebbe stato economico: volevano impossessarsi di un tesoretto che valeva molti miliardi di lire. Almeno sette, secondo alcune ipotesi. Ma lei si è sempre dichiarata innocente, lasciando spazio, però, ad illazioni sulla sua vita privata. La coincidenza delle 17 coltellate il 17 luglio stuzzicò le menti complottiste su aspetti “magici” ed “esoterici” legati al terribile fatto di sangue. Si scavò nelle sue abitudini e saltarono fuori maghi, maghe e cartomanti e una particolare presunta propensione di Maria Luigia Redoli alla seduzione.

Maria Luigia Redoli
Maria Luigia Redoli

Questa miscela di magia e di cacciatrice di uomini, le valsero il soprannome, inventato dai giornali, di “Circe della Versilia”. E, per paradosso, convinse i giudici del primo grado di giudizio, durante il processo a Lucca, che non ci fossero sufficienti elementi per condannarli. Ma nel 1991, a febbraio, la Corte d’Appello di Firenze li condannò all’ergastolo. Pena confermata poi in Cassazione. “Io” ha sempre detto “non sono una Circe, non ho sedotto uomini per secondi fini. Io sono innocente”. E questa linea è sempre stata il leit motiv di una donna che non ha mai smesso di stupire. Neanche dal carcere. Nel 2002 venne trasferita improvvisamente dal tranquillo penitenziario di Perugia, a quello per detenuti pericolosi di Trani. Non si seppe mai il motivo reale. Ma “radio carcere” fece circolare il gossip che all’origine del trasferimento ci fossero ragioni sessuali. Si disse che aveva sedotto un operatore penitenziario e che avrebbe avuto perfino una relazione saffica con una carcerata molto più giovane di lei. Leggende metropolitane? Forse. Vero è, però, che non si seppe mai la causa di quel provvedimento così urgente. Sembrava quasi che fosse un copione (peraltro su di lei Rai tre, ai tempi di tele-Kabul, su insistenza di Sandro Curzi in persona, fece anche una fiction) e molti innocentisti pensavano che la “Circe” fosse un perfetto capro espiatorio per coprire i veri colpevoli. Negli anni successivi si consumò anche un doloroso strappo famigliare allorché i figli, Tamara e Diego, si opposero alla concezione della grazia alla madre :”Sta bene dove sta adesso”, dissero. Comunque, Maria Luigia nel 2009 ha voluto dare una svolta alla sua vita. Si è risposata con un ex ragioniere in pensione, Alberto Andeana che per tutto il tempo in cui lei prestava la sua opera volontaria in una comunità di persone con problemi psichici, la andava a prendere in carcere, la portava nella struttura di volontariato e la riaccompagnava in prigione la sera. Centocinquanta chilometri d’amore percorsi quotidianamente. Ora che, assistita dall’avvocato Alessandro Maneffa, la ex Circe è in libertà vigilata, lei e il marito si sono trasferiti in un piccolo paese in provincia di Pavia. Per cinque anni non potrà uscire di casa dalle 23 alle sei di mattina. Giusto il tempo per coltivare due sogni: fare un salto a Forte dei Marmi e dire chi secondo lei sarebbe il vero colpevole.
Marco Gregoretti

La copertina del numero 4 di Quarto Grado Magazine
La copertina del numero 4 di Quarto Grado Magazine