Parlando di Craxi con l’avvocato Guiso: “Mi ripugnerebbe essere riabilitato da chi mi ha ucciso”

Bettino Craxi con Sandro Pertini
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Bettino Craxi con Sandro Pertini
Bettino Craxi con Sandro Pertini

Otto anni fa feci questa intervista all’avvocato Giannino Guiso. Oggetto: il suo grande amico Bettino Craxi, di cui fu anche il difensore legaleDa Mani Pulite alle Brigate rosse, dai rapporti con i comunisti, alla mancata verità, le parole di Guiso sono di straordinaria attualità
MG

Giannino Guiso
Giannino Guiso
Bettino Craxi
Bettino Craxi

Il suo studio, tre stanze piene di carte, fascicoli e ricordi, é al piano terreno di uno storico palazzo milanese, a due passi dal quartiere ticinese e dal liceo classico Alessandro Manzoni. Giannino Guiso, nato a Nuoro 72 anni fa (era il 2005 ndr), l’avvocato che da 35 anni si batte contro tutte le colonne infami e che ha difeso uomini così diversi tra loro come Graziano Mesina, Renato Curcio e Raffaele Cutolo, accetta di parlare con me . L’occasione per lui è speciale: oggetto dell’intervista, infatti, é il suo cliente più famoso, più importante. Ma anche uno dei suoi amici più cari: Bettino Craxi, morto ad Hammammet il 19 gennaio 2000. Con il leader socialista Guiso ha condiviso gioie e dolori, successi e sconfitte, «grandeur» e declino senza mai abbandonarlo o tradirlo. «Craxi era un amico che sognava e aveva grandi ideali. E che come ogni essere umano aveva le sue contraddizioni». Giannino Guiso si muove nella sua stanza con gli scaffali della libreria pieni di libri e ricordi: le foto dei gatti, quelle di Bettino, quella di Walter Tobagi. Alle pareti una collezione di immagini della Tunisia realizzate e firmate da Bettino Craxi in persona. Dietro la porta dello studio una grande e massiccia cassaforte. Guardarla esercita le fantasie del cronista: chissà quali segreti custodisce? Dal rapimento e l’uccisione di Aldo Moro a Tangentopoli, dai segreti del Caf (Craxi Andreotti Forlani) a quelli dei rapporti tra comunisti e socialisti… Insomma i grandi fatti della Prima repubblica visti e scritti da uno che quei fatti li ha visti da vicino, da molto vicino.
Che effetto le fa, oggi, a quasi cinque anni dalla morte di Craxi, vedere tanti nemici di allora tesserne se non le lodi sperticate, almeno la trama della riabilitazione?
Non voglio commentare. Vorrei ignorare. Le rispondo con le parole di Craxi. Anzi ho qui un documento. Era vicino al suo letto ad Hammamet
Guiso va verso la cassaforte. La apre e tira fuori un book fotografico. Mi allunga un documento. Ci sono l’originale e la copia. Mi dice: «Non so perchè le do questo documento…». È un appunto scritto a penna dal leader socialista su un foglio nel novembre del 1999, poco prima di essere operato. Contiene la famosa frase pronunciata dalla figlia Stefania: «Solo una cosa mi ripugnerebbe: essere riabilitato da coloro che mi uccideranno». Nessuno aveva mai visto quel pezzo di carta custodito in cassaforte. E fa un certo effetto. Umano, politico e giornalistico.
Avvocato Guiso sono passati più13 anni dall’inizio di Mani pulite. Che cosa le rimane da dire di quel periodo?
Che nei confronti di Craxi verità non c’é stata. I processi di merito venivano approntati in chiave politica. Prevaleva una tesi politica, non la verità. Perché Forlani e Andreotti sono stati colpiti e De Mita no? Perchè il Pci no?
Quindi la corruzione, la concussione…Tutte invenzioni?
L’ipotesi vera era il finanziamento illecito al partito attraverso forme che non erano di corruzione. Questa era la verità, come ha detto Craxi nel famoso discorso del tre luglio alla Camera. Tutti i partiti erano finanziati illecitamente. La nostra legge é ipocrita: il consenso politico costa tanto.I bilanci dei partiti sono stati sempre falsi.In realtà i magistrati non hanno colpito la vera struttura corrotta.
Quale era?
Mi scusi, ma se Danilo Poggiolini, capo assoluto della sanità italiana da 22 anni, non avesse voluto il ministro della Sanità Francesco De Lorenzo avrebbe potuto prendere qualcosa? Ai politici arrivavano le briciole per i partiti. Qualcuno magari la teneva per se. Ma la vera struttura corrotta del sistema non é mai stata colpita. I grandi manager erano quelli che sostanzialmente prendevano quello che volevano. Le grandi ricchezze erano nelle loro mani. Il finanziere Pierfrancesco Pacini Battaglia ha potuto avere dall’Eni 500 miliardi. Cosa c’entrano i politici con Pacini Battaglia? Ecco perchè come dicono anche Davigo e Di Pietro, la corruzzione é rimasta.
Il suo é un atto d’accusa già sentito. Toghe rosse, pool milanese che spazza via con un complotto una classe dirigente di alto livello
Io non sono per la tesi del complotto. Sto cercando delle spiegazioni. Rivado ai lunghi incontri che avevo con Craxi ad Hanmmamet. È la classe imprenditoriale che impedisce la trasperenza dei finanziamenti. Tutti gli imprenditori davano soldi a tutti i partiti, ma non volevano che si sapesse in giro. Prendiamo la Fiat: ha dato soldi a tutto l’arco costituzionale. Ma non volevano figurare come i finanziatori di tutta la politica italiana. Sono stati pagati tutti i partiti perchè il Parlamento approvasse la legge per la detassazione della fusione Eni-Montedison (Enimont). Anche l’Iri di Prodi ha dato una miriade di tangenti. E Prodi non ne sapeva niente?
Ma Prodi é stato interrogato all’inizio di Tangentopoli.
Sì, ma poi non si é più saputo nulla. E Antonio Di Pietro é diventato ministro con il suo governo.
Ripeto: l’unico momento di verità di Mani pulite secondo me, é il discorso di Craxi in Parlamento.Era un uomo angosciato che vedeva la mia impotenza a far prevalere la verità di fronte a un muro di gomma. Eravamo avvocati vestiti da avvocati ma senza alcun potere. Totalmente insascoltati. Nonostante ciò qualche piccolo successo lo abbiamo ottenuto.
Ad esempio?
Enimont, Banco Ambrosiano, Metropolitana milanese: annullate dalla Cassazione. In più la Corte suprema europea ha condannato due volte l’Italia per i processi a Craxi
L’opinione pubblica gli ha rimproverato di essersene andato via e di non aver affrontato i processi.
Il quattro di maggio va in Tunisia dalla Francia.il 12 gli ritirano il passaporto. In Italia lo avrebbero arrestato, non avrebbe subito dei processi giusti: volevano distruggere lui e il Psi.
Ancora oggi si commuove quando parla di Craxi
Ho un diario scritto degli ultimi otto anni.Vorrei acquistare serenità e freddezza per leggere, questi documenti che darò a qualcuno che sia in condizione di farlo, forse Stefania, forse qualcun altro.
E Craxi come reagiva nel privato a questa situazione?
Non ha mai provato uno spirito di. Faceva la sua vita normale. Nel mitico hotel Rafael di Roma viveva in spazi angusti pieni di carte e di libri. La stessa cosa in Tunisia. La grande villa era una normale casa: bella e dignitosa. Una casa comune di un uomo che aveva ideali e libri. Ma il lusso é un’altra cosa. Non aveva soldi. I soldi erano del partito.
E il famoso tesoro di Craxi?
È una bugia storica. Una falsità terribile. Bettino non aveva nessun interesse ai soldi: gli interessavano il partito e il paese. Il danaro serviva per portare avanti progetti per migliorare il partito e finanziare progetti per il suo paese. I famosi soldi di Maurizio Raggio erano del partito, Bettino ha tentato di farli restituire al Psi, ma Raggio se li é tenuti. Inoltre sia Giorgio Benvenuto che Ottaviano Del Turco (segretari del Psi dopo Craxi, ndr) avevano rifiutato di prenderli
Che cosa pensava e diceva Craxi dei servizi segreti?
Rispettava quella struttura che tutti i paesi civili hanno. Un grande esperto ricordo che era Cossiga.
E Craxi aveva buoni rapporti con Cossiga?
Sì, ottimi rapporti, Tant’é che Cossiga é andato spesso a trovarlo.
A proposito di servizi sgreti, misteri piccoli e grandi, cosa ricorda del rapimento Moro? Craxi era da poco segretario nazionale del Psi e voleva trattare con i rapitori.
Il partito della trattativa eravamo lui e io. Con Bettino ci incontrammo a Torino dove si svolgevano sia il congresso socialista che il maxi processo al gruppo storico delle Brigate Rosse. Io ero lì in doppia veste: come militante socialista e come difensore di Renato Curcio e degli altri Br del nucleo storico. Spiegai a Craxi che si poteva fare una trattativa per liberare Moro
E cosa successe?
Andai in carcere a parlare con Curcio e gli altri. La risposta fu positiva: in cambio di una contropartita uno contro uno si poteva liberare Moro. Bastava un solo detenuto
Lei scrisse un libro sulla vicenda. Non ci fu lo scambio e Moro fu ucciso il 9 maggio 1978.
C’era la grande divisione nelle Br tra politici e militaristi. I politici arrestati tutti. I militaristi no. Curcio dentro Moretti fuori. È un altro mistero italiano. Ai brigatisti bastava che uno di loro uscisse dal carcere. Ma Craxi e io fummo costratstati.
Da chi?
Legga le ultime righe del mio libro del 1978. «I giornalisti mi chiedono: I brigatisti fanno un appello per la salvezza di Moro?. Vorrei rispondere: perchè la Democrazia cristiana ha fatto qualcosa?».
Ancora una domanda. C’è un dettaglio della storia di Bettino Craxi che é stato trascurato?
Ce ne è uno fondamentale: la verità