Archivio di Greg. La National Rifle Association, potente lobby americana delle armi, è sempre più “di genere”. Sono le donne che si stanno armando. Un mio articolo del 2016

Kaitlyn, membro di un club femminile di tiro, in Texas. Da un servizio fotografico che pubblicò il settimanale Gioia
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QUESTO ARTICOLO LO SCRISSI IL 22 NOVEMBRE 2016 PER IL SETTIMANALE GIOIA, IL MAGAZINE FEMMINILE PUBBLICATO DA HEARST, IL COLOSSO EDITORIALE AMERICANO. METTEVO IN EVIDENZA COME LA LOBBY DELLE ARMI, LA POTENTE NRA (National Rifle Association), SI RIVOLGESSE SEMPRE DI PiU’ A UN PUBBLICO FEMMINILE. SONO LE DONNE, INFATTI, A COSTITUIRE IL NUOVO FILONE DEL WEAPON’S BUSINESS. LA PHOTOGALLERY CHE SEGUE È ALQUANTO SIGNIFICATIVA
MG

Jamie Gilt, trentunenne della Florida, sentì un bruciore improvviso alla schiena mentre guidava. Suo figlio, un bambino di quattro anni, per giocare le aveva sparato con una calibro 45 vera, quasi uccidendola: era lì, bella vista, a portata di bimbo, sul sedile della macchina. La pistola era della mamma, che male avrebbe potuto fare? Che poi l’aveva sentita tante volte, la mamma, infervorarsi in animate discussioni sul Secondo emendamento della Costituzione americana e, quindi, sul fatto che, come viene interpretato in molti in monti degli Stati uniti d’America, sia giusto essere liberi di possedere un’arma e di usarla anche per farsi giustizia da soli. Una quasi icona James, che proprio il giorno prima dell’incidente aveva postato su un social sotto il profilo di “Jamie Gilt For Gun Sense” una foto del figlio armato di tutto punto: “My son also can shoot with 22”.
Tra le tante storie americane di sangue e di follia, di giustizieri e di microcriminali, di studenti e di omofobi, di manager e di disocccupati, di uomini e di donne, di bambini e di bambine, che si trasformano in spietati o accidentali killer, forse quella di Jamie è tra le meno drammatiche. Sicuramente meno di quella che lo scorso aprile, nel Milwakee, ha visto cadere sotto i colpi sparati dal suo bimbo di due anni, una giovane mamma di 26. La pistola era vicino al piccolo, sul sedile posteriore dell’automobile. Poche ore prima, in Georgia, invece, era morto, giocando con un’arma dei genitori che si era puntata al petto, un bambino di tre anni. Una sequenza agghiacciante che non frena la tendenza: anche le mamme si armano
D’altronde soprattutto negli Stati dove la legislazione applicativa del Secondo emendamento è più favorevole alla libera circolazione, come la Georgia, il Texas, il Vermont e la Florida, ci sono gruppi di donne organizzati, appoggiati e finanziati dalla National Rifle Association, la NRA, la potentissima lobby delle armi determinante per l’elezione di molti Presidenti americani. Il giro d’affari di questo mercato è da capogiro negli Stati Uniti: secondo alcune fonti vale 10 miliardi di dollari all’anno, secondo altri addirittura 30. Tradotto in numero di armi detenute da cittadini privati significa 357 milioni, su una popolazione di 318, 9 milioni di abitanti. Più di una a testa in media. E vuol dire anche che il 42% delle armi possedute dai cittadini di tutto il mondo sono nelle case americane. Le modernissime pistole Glock, i fucili a pompa, quelli da caccia, quelli a ripetizione e quelli d’assalto, perfino le bombe a mano e i coltelli da Gurka, sono gli arsenali di oltre il 20% della popolazione d’Oltreoceano. E a causa del loro uso “privato” solo nel 2015 ci sono stati 9940 morti, tra cui 550 bambini e 1962 teenager. In un solo anno si sono verificate 45 stragi nelle scuole.
Il possessore tipo è maschio e bianco, con una percentuale di circa il 25 per cento, che diventa del 19 tra gli ispanici e del 15 tra gli afro americani. Ma all’inizio del 2016 Everytown For Gun Safety, la grande contro lobby che combatte per il controllo severo della circolazione delle armi, ha manifestato preoccupazione per la crescita rapida di acquisto di pistole da parte delle donne. Al punto che ha lanciato una campagna di sensibilizzazione rivolta al mondo femminile sulla necessità di promuovere leggi più restrittive sulla regolamentazione della vendita, del trasporto, della detenzione e dell’uso. La conferma indiretta è arrivata dalla stessa NRA che ha ufficialmente spiegato come il divario tra maschi e femmine armate si stia colmando e che, secondo la portavoce della lobby, Catherine Mortenseri, è raddoppiato il numero di donne che frequentano i corsi per l’uso delle armi. In effetti la percentuale di acquirenti di sesso femminile è passata dal nove al 12 per cento in pochissimo tempo. E, come se non bastasse NRA, organizza stage per bambini dai tre ai cinque anni. Deborah Azrael, ricercatrice di Harvard School, che sull’argomento ha condotto un approfondito studio i cui dati verranno resi noti nel 2017, è del parere che ci siano molte armi in giro a causa di un senso di insicurezza avvertito dalle persone. “I cittadini hanno paura”, ha detto.
Nel suo discorso dopo la vittoria Donald Trump ha ringraziato la NRA per il grande sostegno ricevuto durante la campagna elettorale. D’altronde il neo presidente americano non ha mai la sua intenzione di voler cancellare il divieto al porto d’armi negli edifici federali, nelle basi militari e vicino alle strutture scolastiche. Non gli sarà difficile, dunque, accogliere positivamente una delle più pressanti richieste della lobby delle armi, quella tanto temuta dai movimenti anti-gun: legalizzare il porto d’armi in uno Stato diverso da quello dove si è ottenuta la licenza. Quando questa norma passerà verranno annullati gli effetti dei tentativi fatti in California, a Chicago e a New York per frenare l’acquisto libero.
“Non possiedo una pistola e non ho intenzione di comprarne una” dice Sara, manager newyorkese di 32 anni, ”ma credo anche che con Trump i cittadini, anzi i suoi elettori, si sentiranno più sicuri e che quindi compreranno meno armi. Occorrono comunque norme più severe per la vendita”.
Un bel paradosso quello di Sara: erano i fans di Trump, secono lei, a essere armati più degli altri. Ora che il tycoon è stato eletto appenderanno i fucili sopra il caminetto. In realtà questa teoria ha anche un riscontro statistico. Un sondaggio rileva che tra i conservatori il 30 per cento è armato, tra i moderati il 19 e, infine, 14 per cento è la percentuale dei progressisti che dicono di possedere un’arma.
Difficile capire che cosa succederà sotto la guida di Trump, anche se è assai probabile, se non altro per restituire la cortesia del sostegno alla NRA, che le maglie si faranno meno strette per chi vorrà armarsi. Uno scenario che non piace al 47% degli americani, soprattutto nelle grandi città come New York. “Con controlli più severi si sarebbero potute evitare tante stragi, come quella di Sandy Hook, di Orlando e di Virginia Tech” dice Rachel, 30 anni, manager che si occupa di marketing in una grande società immobiliare di New York. “Ora, invece, Trump vuole rendere disponibile la licenza per portare un’arma con se in tutti gli Stati. Ti immagini essere in un vagone della metro in mezzo a 50 persone tutte armate? Assurdo!”. Gli americani e le americane chiedono, dunque, in un senso o in un altro, di aggiornare il Secondo emendamento della Costituzione, adottato il 15 dicembre 1791, quando la difesa da parte di tutti dello Stato libero era un problema quotidiano e quando non esistevano le armi di oggi. Ma questa sembra proprio una riforma che l’avanzatissima America non riesce a fare.
Marco Gregoretti
La PHOTTOGALLERY DA CUI FURONO TRATTE LE FOTO PER IL MIO ARTICOLO SU GIOIA