Archivio di Greg. Moana Pozzi. Una vita misteriosa, una morte segreta. Un articolo che scrissi su Panorama il 13 febbraio 1997. Come fosse una piccola anticipazione di quello che vedrete presto in tv. E cioè tutto ciò che non vi hanno mai raccontato. È una promessa

1994. Moana Pozzi alle sfilate dell'alta moda a Milano. Per Fendi e Karl Lagerfield
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Moana Pozzi

MOANA MORI’ PRIMA DI MORIRE

Testata Panorama
Data Pubbl. 13/02/1997
Numero 0006
Numero Pag. 26
Sezione STORIA DELLA SETTIMANA
Occhiello IL CULTO DELLA POZZI UNA SCRITTA: “E’ VIVA”
Titolo MOANA MORI’ PRIMA DI MORIRE
Autore MARCO GREGORETTI
Testo I NUMERI DI UNA PORNOSTAR Nata a Lerma il 27 aprile 1961 Morta a Lione presumibilmente il 14 settembre 1994 50 i film girati Un milione le cassette vendute 50 miliardi il business Moana 150 milioni il suo guadagno mensile presunto Due miliardi il valore del suo attico di Roma

Sul muro di fronte al Blue moon, uno dei localini romani dove si esibiscono le pornostar, c’ è una scritta nera: Moana è viva. Nessuno, nemmeno gli imbianchini del Comune, a due anni e cinque mesi dalla morte della pornodivinizzata, ha osato cancellare quelle tre parole. Restano lì a ricordare la strana storia del pornostar system all’ italiana. Qualcosa di assolutamente particolare, inesistente altrove. Un misto di trasgressione massmediologica, sfrenatezza ludica e mondanità rampante. E Moana ne è stato il marketing itinerante. Anche dopo la sua improvvisa scomparsa, annunciata da Lione il 15 settembre 1994, proprio mentre a Milano si inaugurava la prima edizione di Misex. Fino a quel momento nel mondo erano state vendute almeno un milione di videocassette hard con lei protagonista, per un giro d’ affari che superava i cinquanta miliardi. E’ difficile dire se il business Moana in questi due anni e mezzo sia aumentato. Certo è che si è diversificato nelle iniziative più svariate. Riccardo Schicchi, il patron dell’ agenzia a luci rosse Diva Futura, ha aperto una hot line postuma con la voce della sua prediletta, poi chiusa per pressioni esterne che si appellavano al rispetto dei morti. I cinema a luci rosse di mezza Italia per diverse settimane hanno riproposto, e di tanto in tanto lo fanno ancora, alcuni degli oltre cinquanta film girati dalla pornostar. Fantastica Moana, Le penetrazioni di Eva e Moana, Scandalosa Moana hanno riportato un po’ di pubblico nei cinemini oramai deserti e desueti. I gestori ringraziano Moana. I titolari dei sexy shop, invece, hanno colto al volo l’ occasione di un personaggio diventato, post mortem, cult anche tra le giovanissime generazioni. E così vecchi cavalli di battaglia moaneschi inediti in Italia, come un film diretto da Gerard Damiano, vengono duplicati su videocassetta e arricchiscono un mercato parallelo frequentato dai cinefili underground. Alla luce del sole, viceversa, è uscito il cd rom con Esplorando Moana. Costa 139 mila lire. E fa dire a Marco Diociaiuti, il mitico Moano, principe dei fan: “Moana lotta ancora insieme a noi”. La sorellina trentaduenne, Maria Tamiko, in arte Baby Pozzi, con tempismo quasi commemorativo il 25 settembre 1995, dopo essersi a lungo nascosta in Francia per sfuggire a un fidanzato che la terrorizzava, ha ricominciato a calcare i palcoscenici dei teatrini. E’ tornata a Roma, si è presa una casa in campagna e, colpo di scena, si è fidanzata con Antonio Di Ciesco, prima autista e poi quasi marito di Moana. Baby Pozzi si propone con il solito armamentario di falli finti e vibratori. Come la sorella si struscia sugli spettatori. A volte ne chiama qualcuno sul palco e gli infila le mani nelle mutande. Ma non c’ è niente da fare: i suoi 50 fan sono davvero poca cosa vicino alla folla che si scazzottava per andare a uno spettacolo della sorella maggiore. Non basta una vaga somiglianza a far rivivere un mito. E poi i tempi sono cambiati. L’ epopea di Moana è stata il paradigma di una società che aveva deciso a torto o a ragione di legittimare culturalmente e socialmente anche gli eccessi volgari della trasgressione. Stuzzicava l’ idea che una giovane ragazza di buona famiglia, con un padre cattolicissimo che l’ aveva mandata a studiare dalle suore Marie Pie e Scolopie, sbandierasse il sesso, fatto ed esibito, come ragione di vita. Su di lei hanno scritto fiumi di inchiostro notisti e commentatori. Vittorio Sgarbi, Luciano De Crescenzo, Roberto D’ Agostino, Giordano Bruno Guerri sono scesi in campo per trasformare la pornostar in personaggio. Addirittura in opinionista tuttologa. Politici, attori, calciatori e anche scrittori, come ha scritto lei stessa nel memoriale Filosofia di Moana, l’ hanno voluta conoscere più da vicino. I guru della tv si sono accorti che bucava il video. Antonio Ricci, per primo, l’ ha chiamata alle trasmissioni Matrioska e Araba Fenice su Italia 1. E dopo: Pippo Baudo a ogni piè sospinto su Raiuno, Maurizio Costanzo a Canale 5, Angelo Guglielmi, attraverso le imitazioni di Sabina Guzzanti ad Avanzi, su Raitre, hanno fatto sì che Moana diventasse quasi un luogo comune. Fino all’ apoteosi della mondanità. Il 5 ottobre 1993 Moana Pozzi e un manipolo di colleghe hanno sfilato a Milano per Karl Lagerfeld e le sorelle Fendi. Tanti altri stilisti di grido si arrabbiarono. Ma Lagerfeld in persona li gelò. Così: “Le donne si muovono come lei, mica come una top model”. E’ strano dunque che tanti si siano meravigliati del gran clamore che c’ è stato quando laconicamente una notizia d’ agenzia ha annunciato: “Moana Pozzi è morta a Lione. Un tumore al fegato l’ ha uccisa”. Non si rendeva nota la morte di una delle tante pornostar, un evento che oggi passerebbe quasi inosservato, ma di un personaggio che un giorno sì e un giorno no era in tv e sui giornali. E che ha continuato a starci a lungo anche dopo. All’ inizio per una sorta di santificazione a mezzo stampa. Poi per una serie di piccoli e grandi misteri, peraltro ancora non risolti. Il primo riguarda la morte stessa di Moana. Nessuno, se non la madre Rosanna Alloisio, è mai stato al suo capezzale. E così oggi sono in molti a ritenere che in realtà la pornodiva se ne sia andata qualche tempo dopo l’ annuncio. La ragione ci sarebbe: la malattia (c’ è la solita ipotesi dell’ aids) l’ aveva oramai consumata. E lei non voleva farsi vedere e rischiare di essere fotografata in quello stato. Così avrebbe scelto di ritirarsi “in anticipo”, facendo credere di essere morta. E per non rischiare che l’ evento avesse poca risonanza sarebbero stati accuratamente scelti il giorno e il luogo della diffusione della notizia: l’ inaugurazione del Mi-sex, appunto.

Moana Pozzi con Riccardo Schicchi, il suo produttore, patron dell’agenzia Diva Futura, morto il 9 dicembre 2012, all’età di 59 anni

Poi c’ è un altro grande intrigo tuttora non spiegato. Riguarda l’ eredità. Moana guadagnava tanto: fino a 150 milioni al mese. Aveva una casa, il famoso attico romano dell’ Olgiata, adesso disabitato, che vale intorno ai 2 miliardi. Altrettanto varrebbe il pomposo arredo, tra cui sette sedie interamente d’ argento. E ancora: pellicce, vestiti, la collezione di scarpe, la famosa Mercedes con gli interni di pelle rossa. Sul gruzzolo Di Ciesco e la mamma di Moana si sono scannati. Querele, minacce, pettegolezzi. Finiti poi con il fidanzamento tra lo stesso Di Ciesco e l’ altra figlia pornostar della signora Alloisio. Chissà cosa c’ era scritto nel testamento che Moana, poco prima di morire, dicono, aveva voluto cambiare perché “delusa da certe persone”. Forse lo sanno solo quei soliti ignoti che sono entrati nell’ appartamento della pornostar: con la fiamma ossidrica hanno aperto la cassaforte e si sono portati via il prezioso documento. Un giallo nel giallo. E così, di mistero in mistero, si arriva alla mamma di tutte le leggende metropolitane: il lato oscuro della ragazza buona e dolce. Il cinismo, l’ egoismo, la smania di successo a cui aveva sacrificato persino l’ amicizia di Ilona Staller cominciano a diventare accuse su tutte le bocche. Ma soprattutto certe strane amicizie. Che, negli ambienti dell’ hard, hanno suscitato più di un inquietante dubbio e un mare di pettegolezzi che alimentano la leggenda di Moana.