CALCIO: È UNO STADIO O UN MEGASTORE?

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  • Testata           Panorama
  • Data Pubbl.    28/11/1996
  • Numero          0047
  • Numero Pag.   0251
  • Sezione           IDEE SOCIETA’
  • Occhiello        CALCIO LA RIVINCITA DEL MARKETING
  • Titolo  E’ UNO STADIO O UN MEGASTORE?
  • Autore            MARCO GREGORETTI
  • Testo

Altro che anteprima alla Scala. Altro che mostra di Pop art al Lingotto. Per la loro prima uscita pubblica hanno scelto lo stadio Delle Alpi di Torino. Giovanni Alberto Agnelli, presidente della Piaggio e la sua sposa angloamericana Avery Frances Howe, domenica 17 novembre, alle 20.25, dopo neanche 24 ore dalle nozze, si sono accomodati in tribuna per la partita Juventus – Milan (vedere l’ articolo a pagina 68). Potenza del calcio? Attaccamento alla squadra? O il ribadire la volontà della Juventus di avere uno stadio proprio, visto che in tribuna c’ era anche il sindaco Valentino Castellani con il figlio? Forse ai neosposi interessava semplicemente guardare la partita. I dubbi dietrologici, però, sono legittimi: sempre di più le tribune diventano vetrina e luogo di incontro per politici, uomini d’ affari, manager e gente di spettacolo. E non soltanto per scambiare quattro chiacchiere. E’ opinione diffusa, per esempio, che l’ idea, molto contestata, di ospitare a Roma le Olimpiadi del 2004 al sindaco Francesco Rutelli sia venuta durante un derby romano. C’ è chi si spinge più in là e attribuisce alla buvette dell’ Olimpico persino la gloria di avere battezzato la nascita di nuovi trend politici, come l’ inciucio.Tutto è possibile visto che all’ Olimpico capita di incontrare in una botta sola Walter Veltroni, Massimo D’ Alema, Gianfranco Fini, Publio Fiori… Chissà, poi, cosa avranno da dirsi, quando si vedono allo stadio di Marassi, per le partite del Genoa, il ministro dei Trasporti pidiessino Claudio Burlando e il deputato di Forza Italia, nonché vicepresidente della Camera, Alfredo Biondi. O, a Bologna, Luca Montezemolo e Romano Prodi. Leggende metropolitane a parte, a trarre i veri vantaggi dallo stadio-vetrina sono le società di calcio, che hanno preso in seria considerazione l’ ipotesi di quotarsi in borsa. Le tribune, infatti, sono il primo passo per l’ arrivo, anche in Italia, sugli esempi americani e inglesi, dello stadio multiuso. Non più solo calcio. Non più solo tifosi, peraltro in via di disaffezione per lo stadio: la presenza media domenicale del campionato in corso è diminuita di 120 mila spettatori. Tutto ciò mentre la voce biglietti nei fatturati delle società è passata da una media del 50 per cento a meno del 20. E’ dunque anche una necessità l’ idea di sfruttare in altro modo lo stadio. La Reggiana è stata la prima a crederci, tanto che lo stadio cittadino se l’ è comprato, unico caso finora in Italia. Le altre squadre, soprattutto le grandi, puntano sullo “stadiomarketing”. Il sogno è quello di trasformare i templi del calcio in grandi megastore del gioco e del consumo. Milan e Inter, con Publitalia, Gazzetta dello sport e, come sponsor, Sony, hanno messo a punto il progetto Thunderball: i tifosi compilano una scheda sulla Gazzetta dello sport, depositano il tagliando in una delle 20 urne a San Siro, tre di essi vengono estratti e, nell’ intervallo, tirano un rigore a porta vuota. Vince il tiro più veloce. A fine campionato verrà eletto mister Thunderball. La Juventus, aspettando di coronare il sogno di Giampiero Boniperti, che già nel 1983 voleva lo stadio della squadra, ha inaugurato la tribuna dei cento (8 milioni a poltroncina) e annunciato l’ imminente fondazione del Club dei cento, una sorta di Rotary bianconero (Panorama n. 44). Non solo: ha trasformato il delle Alpi in un business totale dove, tra i tre lussuosi buffet si aggirano signorine con il telefonino per gli spettatori importanti, e dove, nell’ atrio “autorità”, c’ è la boutique bianconera. E poi le convention: sono già 16 le aziende che hanno noleggiato allo stadio di Torino spazi per iniziative. La Ferrari, per esempio, una domenica ha portato tutti i meccanici. Il prezzo? Sedici milioni. Compresa la partita ed escluso il catering. Venti sono i palchi coperti disponibili per le aziende. Costano 70 milioni a campionato, hanno dieci posti, un servizio hostess e, per gli ospiti, anche un gadget. L’ ultima frontiera è la curva. Persino gli ultras juventini sono sponsorizzati. Tra i tifosi più accesi c’ è un cartello: “Grazie Ottica Stefano”.