Dall’archivio di Greg. Quando il bel René ci provò con il suo avvocato

Renato Vallanzasca con l'avvocato Simonetta Pinna nel febbraio 1996, a Nuoro
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Fine febbraio 1996. La notizia arrivò in redazione a Panorama: a Nuoro, in Tribunale, sta succedendo qualche cosa tra Renato Vallanzasca e l’avvocato Simonetta Pinna. Effusioni durante l’udienza di un processo, dissero i Carabinieri. L’imputato era detenuto nel carcere di Badu ‘E Carros. E di default si sospettò, vista la fama che lo precedeva, che la bella Simonetta, con tanti capelli ricci neri lo stesse aiutando a preparare l’ennesima evasione. Solo un sospetto. Niente di più…
Fu una trasferta fantastica. Con Maki Galimberti all’epoca il mio fotografo di fiducia, ora anche un mio grande amico, andammo a farci un giro in Sardegna. Ricostruimmo tutta la pruriginosa
vicenda di giustizia e amore a prima vista. Mancava il pezzo forte: l’intervista a lei, a Simonetta. Riuscii, non ricordo come, a trovare tutti i suoi numeri di telefono, cellulare compreso. E attaccai a chiamare. La prima volta gentilmente mi mandò a quel paese, la seconda rispose una voce, la sua, che mi disse: “Mia sorella è uscita”. Impossibile perché con Maki eravamo, in macchina, appostati sotto casa della bella legale: avevo trovato anche l’indirizzo della sua abitazione. Che, poi, a me sarebbero bastate soltanto due battute. Ma niente. Non rispose più. Dissi a Maki: “Restiamo qua, magari esce”. Dopo qualche ora il fotografo si era stufato: “Greg andiamo, tanto non si farà vedere. “Ok, Maki, ancora cinque minuti, solo cinque minuti”. E, zacchete, un classico! Allo scadere dei cinque minuti la ricciolona uscì da casa. Volammo fuori dalla macchina. Qualche battuta. E bellissime foto. Che poi, l’ironia, lei doveva andare a Milano. E, indovinate un po’? Chi aveva il posto in aereo a fianco al mio? Ahahahah. Mi guardò rassegnata. Ma dopo un po’, tanto il volo era semivuoto, chiese alla hostess di cambiare posto. Ma oramai avevo in mente il pezzo, che potete leggere qua sotto. Lo dico sempre: il mio unico vero talento è il culo che ho nel trovarmi sempre nel posto giusto al momento giusto. Giornalisticamente
Marco Gregoretti

Renato Vallanzasca oggi, a 70 anni

Testata Panorama
Data Pubbl. 22/02/1996
Numero 0007
Numero Pag. 0048
Sezione ITALIA
Occhiello GIUSTIZIA & SENTIMENTI / Parla Simonetta Pinna
Titolo IO, AVVOCATA SOLTANTO PER PASSIONE
Autore MARCO GREGORETTI
Testo Si mangia le unghie. Anzi, si rosicchia solo quella del pollice. Cerca di sorridere e di dire qualcosa, ma ha la bocca un po’ legata. E intanto le trema in mano la tazzina del caffè preso in un bar vicino a casa. L’ hanno descritta come una donna fatale e bellissima, stregata dai lampi seducenti di un bandito rubacuori. In realtà, sarà perché indossa normalissimi jeans e giacca marrone di pelle, sarà perché non è certo la classica stangona, sembra proprio una normale trentenne. Dotata forse di un pizzico di incoscienza in più. E’ proprio il caso di dirlo: galeotto fu quel giorno in cui Simonetta Pinna, capelli scuri e ricci, occhi azzurri e bocca grande, 32 anni, avvocato di Nuoro, si trovò a far parte del collegio di difesa di Renato Vallanzasca, allora detenuto nel carcere di Baddu e Carros. Una serie di lettere e alcune fotografie trovate nella cella del bandito, insieme al necessaire per un tentativo d’ evasione hanno messo la ragazza nella posizione di indagata. Come in un romanzo indicano, se non una passione, almeno un debole per Vallanzasca. Lei tentenna e poi smentisce a metà. E infine dice a Panorama: “A me non interessa la pubblicità, la lascio ad altri colleghi. O ad altre colleghe molto più belle di me. Io sono una persona normale e voglio stare in pace nel mio ambito. Voi giornalisti vi incuriosite e date spazio solo quando si può parlare di intrighi sentimentali. Capisco, è il vostro mestiere, fate le domande per professione. Niente di personale, per carità: il vostro deve essere un lavoro appassionante. Difficile, ma appassionante. Come quello dell’ avvocato. Ci sono lavori che se non hai passione non puoi proprio fare”. Ma chi è Simonetta Pinna? Come la pensa la protagonista delle cronache ergastolan-sentimentali provenienti dall’ aspra Barbagia? Esce solo per andare in palestra. E lo fa a bordo di un’ auto diversa da quella che usa di solito. Per il resto se ne sta rintanata nella bella casa del quartiere Istiritta insieme ai familiari. Il padre, Cosimo, fa il giudice di pace, la madre, Giovanna Mulas, è maestra, il fratello Salvatore, 31 anni, è anche lui avvocato, mentre gli altri due fratelli, Giovanni, 25 anni e Giuseppe, 26, ancora non lavorano. Il fidanzato “storico”, Giuseppe Carta, 33 anni, invece, è un attivista del Partito popolare. Tutta casa, famiglia e tribunale, insomma. E le conferme arrivano a iosa: “E’ una brava ragazza, ha sempre avuto lo stesso fidanzato”; “E’ brava, sì, però ha le palle” specifica un vigile urbano che per hobby fa l’ arbitro di calcio. E, ancora: “Ma cosa può entrarci con Vallanzasca una che si occupava dei boy scout?”.

Il carcere di Badu ‘E Carros, in Sardegna

D’ altronde nella sonnacchiosa Nuoro, dove c’ è solo un cinema, quello parrocchiale, Simonetta avrebbe poco da fare. E lo sa bene, al punto di essere anche un po’ in pena per i giovani che a Nuoro vivono. “Io ho fatto l’ università fuori, quindi a vent’ anni non ero qui” spiega. I clamori la tengono lontana anche dal bar Nuovo, sua meta abituale. “Non la vediamo da qualche giorno” conferma il barista. Ma allora è una santarellina… Ride, Simonetta, all’ aeroporto di Olbia mentre fumando una sigaretta dietro l’ altra e facendo il cruciverba aspetta l’ aereo per Linate: “Vado via per un po’ di giorni”. Si ferma a Milano? “No, proseguo. Naturalmente non dico per dove”. Forse va in un posto lontano tipo l’ Australia? “Sarebbe una bella idea: l’ Australia e l’ Asia sono due continenti che mi mancano. Sì, è bello viaggiare. Non solo all’ estero. Anche in Italia. Mi piacciono Milano e Firenze. Un po’ meno Perugia, perché quando ci sono stata faceva un caldo maledetto e io odio il caldo. Per sciare, invece, molto meglio il Trentino del Gennargentu”. Sì, ma adesso non cambi discorso: sta partendo per una vacanza? “Ma… qualcosa sarà”. E ride di nuovo, perché “quando mi sono negata al telefono, in realtà ero sotto la doccia”. Già, ma adesso le tocca fare il viaggio in aereo insieme a un rappresentante della categoria che in questo momento più la infastidisce: i giornalisti. “D’ altronde lei fa il suo lavoro” dice senza fastidio. Pronta a sfuggire la domanda chiave: ma insomma, cosa c’ è di vero in questa storia tra lei e Vallanzasca? Silenzio assoluto. Come fanno, se ce n’ è bisogno, i bravi avvocati. Ed è soprattutto lo status di avvocato a riempire Simonetta di orgoglio. E di spirito battagliero: “Siamo in uno stato di polizia. Nei processi c’ è una parte, l’ accusa, che ha mezzi e poteri, e una, la difesa, che conta molto meno”. I suoi due maestri sono i principi del foro nuoresi Antonio Busia e Antonio Soro. Da quest’ ultimo, nello studio di viale Ciusa, lavora insieme alla giovane collega Luisella Corda. Però sulla targhetta esterna è scritto: “Dottor Procuratore Simonetta Pinna”. Ma come, dottoressa, non è ancora avvocato? “Eccome: ho dato l’ esame già da alcuni anni”. Imperscrutabili ragioni dell’ understatement. Che a poco servono, però, per mantenere “assoluto riserbo” intorno alla storia che l’ ha resa famosa. Non valgono neanche le proteste sussurrate da Simonetta mentre guarda fuori dal finestrino dell’ aereo: “L’ Italia è il Paese dei personaggi. Si cercano personaggi, si creano personaggi. Ma a me non interessa esserlo”. Niente da fare: resta sotto i riflettori per la presunta love story con il superbandito. E, visto che Vallanzasca si preparava a evadere, si indaga anche su di lei. Certe frasi trovate in quelle lettere, come “Splendido, non vedo l’ ora che tu esca”, oppure come “Nel nostro incontro avrei voluto parlare di noi e non di lavoro”, hanno destato più di una curiosità tra gli inquirenti. La polizia da alcune settimane sta passando al setaccio la sua vita. “E’ una persona talmente normale e tranquilla che di lei non avevamo mai sentito parlare. Fra una settimana o poco più è giusto credere che avremo chiuso il cerchio” dicono comunque in questura, a Nuoro. E’ comprensibile l’ imbarazzo, dunque. Anche perché continuano a girare pettegolezzi e voci a proposito della presunta amicizia tra Simonetta Pinna e l’ ergastolano Vallanzasca. Il primo vorrebbe che in tribunale, durante un’ udienza, i carabinieri abbiano invitato l’ avvocato a lasciare l’ aula perché si sarebbe spinta un po’ troppo in là negli atteggiamenti confidenziali con il proprio assistito (ma è assai poco verosimile che i carabinieri possano allontanare un difensore dall’ imputato durante un’ udienza).
Renato Vallanzasca nel carcere di Badu ‘E Carros,
in Sardegna

Il secondo è analogo, ma anziché un’ aula del tribunale avrebbe avuto come scenario il parlatorio del carcere di Baddu e Carros, dove Vallanzasca era rinchiuso prima di essere trasferito nel superpenitenziario dell’ Asinara. Leggenda o pettegolezzo? Tutto questo parlare intorno a lei, comunque, fa sbottare il legale più famoso del momento: “Insomma, mi sento pedinata”. Forse dalla polizia? “Ma no, è così facile trovarmi: casa-tribunale, tribunale-casa… Ce l’ ho con i cameramen e gli altri uomini dei media, con i fotografi. Mi hanno fatto la posta dappertutto. Avevo deciso, dopo l’ intervista data a una televisione, di non parlare più con nessuno…”. L’ aereo intanto sta per atterrare a Milano, dove ad attendere l’ avvocato c’ è un giovanotto alto e con gli occhiali. Lei arriva con i suoi valigioni, i due si danno un bacetto sulla guancia e si defilano velocemente attraverso una porta a vetri. Nel trambusto non si accorgono neanche che accanto a loro passa Antonio Di Pietro. Peccato, visto che Simonetta Pinna, pochi minuti prima di scendere dall’ aereo, aveva detto: “Di Pietro? E’ un vero uomo di spettacolo. Sta aspettando solo che l’ opinione pubblica monti. Che dal basso cresca il consenso per lui in politica. Ma io di politica non mi occupo”. E’ chiaro, a lei per diventare famosa è bastato fare l’ avvocato.