LA PISTA FRANCESE DEL DOPING

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  • Testata            PANORAMA
  • Data Pubbl.     09/08/2001
  • Numero           32
  • Numero Pag.   71
  • Sezione            ATTUALITA’
  • Occhiello         ESCLUSIVO LA PISTA FRANCESE DEL DOPING
  • Titolo  QUANTI VELENI IN QUELLA BIRRA
  • Autore MARCO GREGORETTI
  • Testo

DOPING:

Davanti a un boccale di birra la lingua si può sciogliere e raccontare un sacco di cose. Ne sono certi due marescialli dei carabinieri dei Nas che alle sette di sera del 18 aprile 1999 hanno dato appuntamento in una birreria di Brest, in Bretagna, a Erwann Mentheour, ciclista allora 25enne autore di Secret défonce (Il mio doping, Baldini & Castoldi, 1999), libro scandalo sul doping nel ciclismo e in altri sport. Mentheour faceva riferimenti anche all’ Italia, in particolare a ciclisti, calciatori e sciatori, tutti preparati con Epo e sostanze dopanti da un famoso “dottore”. Pierguido Soprani, il pm della procura di Ferrara, ora al tribunale dei minori di Bologna, che aveva aperto i fascicoli sul professor Francesco Conconi e i suoi collaboratori, volò a Brest e sentì, per rogatoria internazionale, presente un giudice locale, il ciclista francese. L’ interrogatorio, anche per problemi di traduzione, non andò bene. Al punto che Soprani se ne andò piuttosto irritato. Ma, proprio sulla porta del tribunale, Mentheour avvicinò i due marescialli dei Nas che dall’ inizio seguono le tante inchieste sul doping, gli stessi del recente blitz di San Remo, e sussurrò loro che aveva delle rivelazioni da fare. Appunto davanti a un birra. E qui nasce il giallo. La settimana scorsa un quotidiano sportivo ha pubblicato la notizia che in quell’ occasione Mentheour avrebbe detto ai Nas: “Nello studio del dottor Michele Ferrari (lo stesso dei verbali shock del ciclista Filippo Simeoni pubblicati dall’ ultimo numero di “GQ”, ndr), indagato numero due dalla procura di Ferrara, avevo incontrato il calciatore Zinedine Zidane”. Mentheour, attraverso il suo avvocato Thibault De Montbrial, smentisce, Zidane minaccia querele. Ma cosa c’ è scritto nella relazione di servizio che i Nas fecero dopo l’ incontro nel bar di Brest? Panorama è in grado di rivelarlo in esclusiva: “In merito a Michele Ferrari il Mentheour ha riferito che era lui il “dottore” di cui si parla nel suo libro. Ha ammesso di averlo incontrato due volte. Confermava le frequentazioni di detti studi da parte di atleti famosi di tutte le discipline, e in particolare faceva i nomi del calciatore della Juventus Zinedine Zidane e di Alberto Tomba, quest’ ultimo incrociato mentre usciva dallo studio di Bologna di Ferrari”. Non basta. “Secondo Mentheour alcuni medici dediti al doping sarebbero ultimamente passati al calcio. In quell’ ambiente sportivo sarebbe poi attivissimo un famoso medico romano del quale però non si ricordava più il nome”. Tutte fandonie inventate dai Nas? Una spiegazione del mistero può essere quella scritta il 17 aprile 1999 dagli stessi sottufficiali in un altro documento. E’ la richiesta di intercettare i telefoni di Ferrari, indagato anche per somministrazione di farmaci nocivi ed esercizio abusivo di professione medica, e sospettato di far parte di un giro che si procurava farmaci di contrabbando. Il gip negò l’ autorizzazione. Panorama ha visto quel documento in cui si parla di “un sodalizio criminoso di cui farebbero parte alcuni personaggi italiani”. Scrivevano i sottufficiali: “Mentheour attribuiva proprio al potere di tali personaggi, e alle minacce da essi ricevute nella fase immediatamente precedente e successiva alla pubblicazione del suo libro, le motivazioni che lo avevano spinto a tacere, di fronte al giudice francese, le notizie legate al “dottore” (Ferrari, ndr)”. Quanto alle minacce “asseritamente patite, il francese le faceva risalire a tale dr. Francesco Jagher, procuratore di sei o sette squadre ciclistiche professionistiche con sede in Italia o nel Principato di Monaco, nonché di noti professionisti in attività e non”. Secondo Mentheour, questo personaggio era “collegato direttamente al famoso “dottore” del libro che ha indicato trattarsi del dr. Michele Ferrari”. Sono davvero queste presunte minacce la causa della sua ritrattazione? Oppure le confidenze ricevute dai carabinieri non avevano basi sufficientemente solide? Il giallo è aperto.