Quando il caporedattore di Panorama mi chiamò mentre stavo andando a Firenze per l’inchiesta sul doping e mi ingiunse: “Torna indietro devi scrivere il pezzo sulla morte di Lucio Battisti”. Ancora oggi mi chiedo: “Perché proprio io?. Siamo in cento in redazione”. Boh! Ma questo breve articolo, datato 17 settembre 1998, lo amo molto lo stesso. In quel momento mi sentivo come una luce dell’est, la mia canzone preferita del grande Lucio.

Lucio Battisti
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  • Testata            Panorama
  • Data Pubbl.     17/09/1998
  • Numero           0037
  • Numero Pag.   2
  • Sezione            STORIA DI COPERTINA
  • Occhiello         INSERTO SPECIALE
  • Titolo  UN ANGELO CADUTO IN VOLO
  • Autore MARCO GREGORETTI
  • Testo

Coerente fino all’ ultimo. E’ morto a 55 anni mercoledì 9 settembre alle 8 di mattina: quando i quotidiani del giorno non potevano più dare la notizia (ma ci hanno pensato tg e speciali tv a organizzare una giornata di commemorazione mai vista prima). Lucio Battisti, dopo 14 giorni di ricovero e alcune ore di perdita di coscienza, ha chiuso definitivamente gli occhi nella stanza numero 9 del reparto di terapia intensiva dell’ ospedale San Paolo di Milano. In quel momento, con lui non c’ era nessuno. La moglie Grazia Letizia Veronese e il figlio Luca, 25 anni, rientrato in questi giorni dall’ Inghilterra, erano a casa. Una telefonata della direzione sanitaria li ha raggiunti proprio mentre stavano per uscire e andare all’ ospedale. Poi il silenzio “nel rispetto delle disposizioni dei familiari” come ha detto Franco Sala, direttore del San Paolo. Silenzio su tutto. Si sa che il funerale si svolge sabato 12 a Dosso di Coroldo, in provincia di Lecco, dove viveva, ma niente sull’ ipotesi di cremazione, desiderio che sarebbe stato più volte espresso dall’ artista. E niente perfino sulle cause della morte. Sembra comunque accertato che sia stato un linfoma non Hodgkin, micidiale tumore del sistema linfatico, a uccidere Battisti e non un tumore al fegato. O, perlomeno, non solo. Dalle poche indiscrezioni che filtrano viene alla luce il ritratto di una persona fisicamente molto sfortunata. Oltre al linfoma non Hodgkin si ricordano gravi problemi ai reni. E anche la leucemia scoperta una ventina di anni fa, più o meno quando si ritirò. Sarebbe stata proprio una trasfusione di sangue la causa della grave forma di epatite virale che avrebbe colpito Battisti. Naturalmente nessuna conferma. Ma se fosse vero si spiegherebbe l’ improvviso e rapido evolversi della malattia: chi ha il fegato danneggiato non può sottoporsi alla chemioterapia. La direzione dell’ ospedale San Paolo non commenta in alcun modo queste notizie. Si limita a precisare che non vi è stata alcuna opposizione da parte dei parenti per l’ uso di qualsiasi terapia, comprese eventuali trasfusioni. Una precisazione probabilmente resasi necessaria per smentire in qualche modo che anche Battisti, come la moglie, si fosse convertito ai dettami dei Testimoni di Geova. Comunque sia se n’ è andato un mito. Trasversale in tutti i sensi come lascia capire quella rosa rossa attaccata con lo scotch sulla porta della camera ardente da Walter e Rita, due quarantenni, e dal loro figlio Luca, 11 anni. Hanno scritto un bigliettino: “Sarai per sempre nei nostri cuori”. Ancora oggi i bambini della sua età conoscono a memoria le parole della Canzone del sole. Ancora oggi i suoi brani si sentono in radio, in tv, alle feste: solo di diritti d’ autore rendono non meno di un miliardo all’ anno. Ancora oggi, come ieri, viene rivendicato a destra e a sinistra. “E’ stato un grande” ha detto a Lisbona Gianfranco Fini. Valter Veltroni, vicepresidente del Consiglio, ha scritto alla vedova: “Le canzoni di suo marito rimarranno come tutte le cose che lasciano un segno”. E Roberto Maroni a Ponte di Legno per il congresso della Lega quasi piangendo: “E’ morto un pezzo di me”. Mentre a Poggio Bustone, vicino a Rieti, dove Battisti nacque il 5 marzo 1943, è lutto cittadino e presto ci sarà una piazza che porterà il suo nome. E’ il destino dei grandi, ma forse non era questa la dialettica degli opposti di cui ci parlava con Hegel, il suo ultimo cd.

 

BOX

Un sorriso – e ho visto la mia fine sul tuo viso – il nostro amor dissolversi nel vento – ricordo – sono morto in un momento Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore Da “Emozioni” di Mogol-Battisti, 1970 Per te che è ancora notte – e già prepari il tuo caffè – che ti vesti senza più guardar – lo specchio dietro te Sincera – come l’ acqua di un fiume di sera – trasparente eppur sembri nera – amore caro – amore bello – non ti voglio più E s’ agita nel sangue delle genti dai canti e dalle risa rinvigorite – che nessuna forza per quanto potente può aver veramente piegate Conosci me – la mia lealtà – tu sai che oggi morirei per onestà – Conosci me il nome mio – tu sola sai se è vero o no che credo in Dio Ma che colore ha – una giornata uggiosa Ma che sapore ha – una vita mal spesa