Quarantaquattro anni fa Aldo Moro fu rapito dalle Brigate Rosse. E io ripubblico il documento che mette in discussione tutto. Così avrò altri guai. O forse no

Agguato in via Fani. La foto commemorativa pubblicata dalla Polizia postale. "Per non dimenticare"
Condividi l'articolo

16 marzo 1978-16 marzo 2022. Quarantaquattro anni fa fu rapito lo statista democristiano Aldo Moro. Un genio della politica che stava portando a termine un progetto che avrebbe dato all’Italia la predominanza sul Mediterraneo. E non solo. Ma un commando delle Brigate Rosse, guidate dal famigerato Carlos- lo Sciacallo, (anche questa è una notizia scomoda), capo della Separat, l’organizzazione del terrore al servizio del Kgb, lo rapì sotto casa, in via Fani. Per poi ucciderlo il nove maggio di quello stesso anno.

La lettera di accompagnamento del documento che G-71 consegnò al capocentro dei servizi segreti italiani a Beirut

Il documento che mette in forse la data

La prima volta che in un giornale pubblicai questo documento, trovato nell’archivio di un agente segreto, l’agente G-71 (autore successivamente del best seller L’ultima Missione di G-71. Mursia editore) dell’organizzazione Nato Sty Behind (conosciuta anche come Gladio) era il 2000. In passato chi ebbe per le mani quel pezzo di carta non riuscì a sopravvivere: strani suicidi, come quello, nel luglio del 1995, del colonnello Mario Ferraro, agente del Sismi, incidenti improvvisi, come toccò al povero Tano Giacomina. E, forse, anche il proiettile vagante che il 12 novembre 1993, in Somalia, uccise Vincenzo Li Causi, agente segreto operativo, responsabile del centro Scorpio di Trapani, potrebbe essere ricollegabile a questo documento. G-71, forse per abilità e forza fisica (lo chiamano lo Yeti), forse per fortuna, è tra i pochi sopravvissuti. Ogni volta che lo ripropongo mi capitano guai. Ma siamo qui per questo. Vuol dire che ho fatto centro