Flash mob di protesta al Provveditorato, fumogeni e vernice per la morte di Lorenzo. La polizia: “I colpevoli non resteranno impuniti”. Si riferiscono alle morti sul lavoro, vero? (Videocommento)

La protesta del 4 febbraio degli studenti milanesi al Provveditorato agli studi
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Non si placano le proteste degli studenti di Milano per la morte di Lorenzo Parelli: il 18enne che ha perso la vita in provincia di Udine mentre lavorava in una fabbrica metalmeccanica per l’alternanza scuola lavoro. Ieri pomeriggio, venerdì 4 febbraio, una ventina di appartenenti al Coordinamento dei Collettivi Studenteschi ha fatto irruzione nel cortile interno di via Soderini, sede dello’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e l’agenzia AFOL. La repentina azione di protesta è continuata all’interno del complesso esponendo degli striscioni e passando le mani sporche di vernice lavabile sulle vetrine dell’agenzia AFOL Metropolitana. Ce l’avevano con l’azienda speciale consortile partecipata dalla Città Metropolitana di Milano che propone un’offerta di servizi in tema di formazione professionale e orientamento e lavoro. La polizia di stato è intervenuta alle 15:20. Il blitz ha interrotto l’azione dimostrativa e allontanato i manifestanti.

Le vetrine imbrattate con la vernice lavabile

Abbiamo occupato la sede milanese del provveditorato all’istruzione contro l’Alternanza Scuola – Lavoro”, si legge in una nota del Coordinamento dei Collettivi Studenteschi. “Vogliamo formazione, non competere a chi ha il voto più alto o essere sfruttati lavorando gratis per aumentare il profitto di aziende private. La morte di Lorenzo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un sistema scolastico già distrutto.  Lorenzo non doveva essere in un cantiere a lavorare gratis, doveva essere in classe a crescere in una scuola degna di tale nome”, hanno dichiarato.

Striscioni contro l’alternanza scuola-lavoro

Gli autori dell’azione “intrusiva e di danneggiamento”, scrivono le forze dell’ordine in un comunicato stampa, “saranno segnalati all’autorità giudiziaria”.

G.O.

Il commento di Marco Gregoretti (Emmegi)