Il papà di Diana esiste. La mamma che l’ha abbandonata in casa per 6 giorni ha fatto il nome ai suoi avvocati. La Polizia lo sta cercando. Ma della sua paternità non saprebbe nulla. Il testo dell’articolo che ho scritto per Libero in edicola giovedì 4 agosto 2022

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Il papà di Diana c’è

ECCO IL TESTO DELL’ARTICOLO SUL PAPA’ DI DIANA CHE HO SCRITTO PER LIBERO DI GIOVEDì 4 AGOSTO 2022

Quindi Diana, la bambina di un anno e mezzo trovata morta di stenti, mercoledì 20 luglio, perché la mamma, Alessia Pifferi, 37 anni, disoccupata, giovedì 14 se n‘era andata dal fidanzato, a Leffe, vicino a Bergamo, abbandonandola da sola in casa, nella popolare via Palea di Milano, un papà lo aveva. E sua madre sapeva benissimo chi fosse, nonostante perfino sotto le pressanti domande dei Carabinieri, del Pm Francesco De Tommasi, e del Gip Fabrizio Filice, sia riuscita a sostenere con nonchalance di non avere la minima idea di chi le avesse provocato la gravidanza. Aggiungendo una considerazione che, a distanza di due settimane, sembra l’apoteosi del cinismo anaffettivo: “Non mi ero neanche accorta di essere incinta.
Ieri, durante un nuovo colloquio in carcere, Alessia Pifferi avrebbe confidato ai suoi due legali Luca D’Auria e Solange Marchignoli, di conoscerne l’identità. Avremo presto contezza se abbia detto la verità: quel fatidico nome, infatti, sarebbe già finito nei taccuini degli agenti della squadra mobile di Milano e degli inquirenti. Che si starebbero, dunque, dando da fare per rintracciarlo. Il danno e la beffa per il presunto genitore di Diana. Secondo la stessa madre, infatti, l’uomo non ne sarebbe mai stato consapevole. Non avrebbe mai saputo di avere una figlia piccola, che ora non c’è più. Alessia Pifferi avrebbe sostanzialmente ammesso di avere avuto una relazione estemporanea, tenuta nascosta perché nei suoi desiderata, in cima a tutto, c’era il recupero della relazione con Mario D’Ambrosio, l’elettricista di Leffe, l’uomo che per lei contava più della stessa vita di sua figlia. E che, stando ai gossip di paese, non avrebbe alcuna intenzione di rivederla. Come biasimarlo: mentre Diana moriva a lui era stato detto che, invece, era al mare con una zia. Anche la nonna di Diana avrebbe preso le distanze dalla propria figlia. Al funerale qualcuno l’avrebbe sentita dire : ”Piccola Diana, tua madre è una pazza, ma noi non ti abbandoniamo”.
Ma sulle dinamiche famigliari dei protagonisti di questa terrificante vicenda, è necessario essere prudenti prima di pronunciare giudizi e sentenze. Non è escluso, peraltro, che siamo nella fase strategica di tentare il colpo dell’infermità mentale. Quindi ogni parola va passata al setaccio e interpretata con cura meticolosa. “È davvero sorprendente” dice a Libero la psicologa Alessandra Lancellotti “come in quel contesto non si evidenzi nessuna figura paterna. Né per la piccola vittima, né per sua madre”. Certo è che la capacità di tenere il passo con freddezza, come se niente fosse, al cospetto di una bugia così clamorosa (“Non so chi sia il papà di Diana”), fa sorgere più di una domanda sulla personalità di Alessia. “La menzogna” spiega ancora Lancellotti “È talvolta figlia della paura, di poca stima di sé o, addirittura, di una personalità borderline che ha creato un circuito perverso di semi-verità o di bugie assolute”. In effetti, se si pensa a che cosa avrebbe detto la mamma di Diana, dopo l’ordinanza del 24 luglio con cui il Gip confermava l’arresto per omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi, escludendo, per adesso la premeditazione ,come aveva chiesto il pubblico ministero, l’analisi della psicologa genovese, non sembra molto lontana dalla realtà. “Per me era più importante la relazione con il mio compagno…” sono le parole dell’imputata, rivelate dagli atti.. “Alessia Pifferi” conclude Lancellotti “Probabilmente è interessata solo al piacere, non sa che cosa sia il dovere. Non ha super ego e senso della responsabilità. Con le bugie gioca, per giocare tutti. Per sentirsi libera e potente. A me, comunque, interesserebbe anche capire quali erano i rapporti tra i suoi genitori e tra lei e i suoi genitori. Che tipo di madre ha avuto…”.
Ora però, mentre si preannuncia anche una battaglia di perizie psichiatriche, restano ancora senza risposta domande inquietanti sulla veridicità dei racconti della mamma di Diana. Domande dure a cui stanno cercando di dare risposta gli inquirenti. Ce n’è una che mette i brividi: che cosa ci faceva una boccetta di tranquillante potente, aperta, a fianco al biberon con il latte, non distante dal lettino da campeggio dove è stato trovato il corpicino senza vita della bambina, che, secondo i vicini di casa, in quei sei giorni non avrebbe mai pianto? Fino a quando l’autopsia non avrà chiarito definitivamente come, quando e perché, di sicuro ci sarà soltanto che la piccola Diana è volata in cielo. E che a noi sulla terra resta tanta angoscia.
Marco Gregoretti