Raggirato due volte sulla carta di credito con prelievi non dovuti dagli stessi truffatori. Chi controllava? Il testo dell’articolo che ho scritto per Libero di Sabato 3 giugno 2023

L'articolo sulla truffa subita che ho scritto per Libero di Sabato 3 giugno 2023
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Poi ci si lamenta che i “complottisti” mettano migliaia di like sui social ai vari aspiranti influencer contro il “disegno giudaico massonico” della finanza, tipo Marco Saba e i grillini della prima ora, che vedevano nelle banche un demone. Non è così, secondo me, al netto delle riforme e delle manine di Giuliano Amato. Però qualche domanda quando a un inerme cittadino capita quello che ora vi racconto, in maniera autobiografica, ti viene da porre. Se non altro per non ridurci a pensare che quel ceo o quell’ad o, semplicemente, il direttore della nostra filiale, siano visitors arrivati da un altro pianeta per tirarci scemi.
Per due volte ho subito la stessa “truffetta” sulla mia carta di credito, dallo stesso prelevatore abusivo, nonostante l’istituto presso cui ho il conto avesse appurato, confermato e, dopo il primo episodio, persino rimborsato. Quindi blocca, cambia, riblocca, ricambia… Du p…!
Il 31 maggio scorso, mercoledì, controllando sul conto on line gli addebiti mensili sulla mia carta di credito, mi sono accorto che una società, a quanto pare inattiva da tanti anni, con la quale non ho alcun tipo di rapporto finanziario o commerciale, aveva ottenuto dalla banca l’autorizzazione a effettuare tre prelievi: uno da 10 euro, uno da 15 e un altro da 25. Cinquanta in tutto. Se lo moltiplichiamo per il numero di clienti del gruppo bancario in questione, viene una cifra pari a 750 milioni al mese, che per 12 mesi fa nove miliardi e novecento milioni. Una manovra, praticamente. Eh no, penso furioso e anche un po’ inquieto! Un’altra volta? Sì, perché esattamente un anno fa, all’inizio del mese di maggio del 2022, mentre ero a Roma per fare un’intervista, mi ritrovai in una identica situazione, causata dalla stessa mano, con i medesimi codici. Essendo un “prelievo forzoso” di fatto, ma con importi più piccoli, tra i 3 e i 10 euro, me ne accorsi soltanto perché mi arrivò l’sms della banca che mi segnalava di aver autorizzato il pagamento a favore di… Alle tre di notte. In primis il lavoro. Dunque entrai nel tunnel del defatigante giro di telefonate dopo aver terminato di registrare l’intervista. Alla fine, per farla breve, ricevetti alcuni moduli da compilare che girai all’ufficio competente dell’istituto di credito. Con rapidità, chissà, forse giocò l’aver chiamato anche l‘ufficio stampa, scoprirono che erano stati effettuati diversi altri pagamenti non dovuti. Conservo ancora la documentazione con cui mi si annunciava il rimborso. Tranquillo, ohhh! Un par di ciufoli! Mai più avrei potuto mettere in conto che in questi giorni si riproponesse lo schema identico: addebiti non dovuti, un po’ più alti, a favore del misterioso “creditore” di un anno fa. Ma cavoli! Cara banca sapevi tutto. Avevi perfino verificato, ammesso e rimborsato. Sono andato a ripescare la pratica e il nostro scambio di mail. Eppure hai permesso alla stessa fonte di riprovarci e di riuscirci. Visto che quando viene disposto il prelievo, banca mia adorata, ti arrivano i codici, sapevi benissimo chi stava agendo. Quindi, perlomeno non hai vigilato attentamente sui minuscoli interessi di questo insignificante cliente. Per il quale, però, 50 euro non sono uno scherzo. Ho scritto a tutti quelli a cui potevo scrivere per raccontare la mia avventura telematico-finanziaria, dagli amici che lavorano in qualche banca, alle conoscenze in Polizia postale. Ho fatto comunque anche il numero verde dedicato. Il gentilissimo operatore mi ha detto: “Purtroppo lei ha ragione. Confermo che ha subito un prelievo da fonte inesistente”. Fino all’ultimo avevo sperato di sbagliarmi. Ho inviato una mail all’ufficio competente ricordando quanto mi evidenziarono l’anno scorso e indicando il numero di pratica. In copia ho girato alla struttura che si occupa della comunicazione. Per ora tutto tace. Non voglio qui aggiungere carne al fuoco e parlare del centralino…
Fatto sta che l’evento mi provoca un po’ di ansia, in balia. Se poi è proprio al call center della banca che mi suggeriscono di chiedere una nuova carta, meglio, anzi, peggio mi sento: lo avevo già fatto, ma non è servito a nulla. Se chi ha il compito di controllare non controlla e si giustifica dando la colpa al solito “bug” (ancora peggio!), mi ritroverò con una collezione di monete elettroniche, come fossero figurine dei Pokemon. L‘ultima? Il consiglio ricevuto da una carissima amica che lavora nella banca dove ho il conto, ma in un’altra città: “Fatti una prepagata. Usa la … il meno possibile”. Come se al supermercato mi dicessero: “Non compri la nostra merce… Si rifornisca al distributore automatico, è più sicuro”. E che possiamo fare se non scherzarci un po’ su? Però perdonatemi, il fatto è molto serio: raggirato due volte dalla stessa “organizzazione”, nonostante la banca avesse tutti gli strumenti a disposizione per evitarlo. E allora, se penso a quei potenziali quasi 10 miliardi di euro che potrebbero ballare, qualche domanda inquietante me la faccio. Lascio a voi la fantasia di pensare quali.
Marco Gregoretti