Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: hanno secretato la desecretazione. Quattordici domande senza risposta

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin
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Ilaria Alpi:

Neanche mezza notizia. Altro che desecretazione dei misteri d’Italia. Il Palazzo se li tiene ben nascosti nei cassetti del potere del male gli innumerevoli e imbarazzanti segreti. Quasi sempre macchiati di sangue. Avevano promesso alla signora Luciana, la mamma di Ilaria Alpi, la giornalista uccisa a Mogadiscio il 20 marzo 1994 insieme al suo collega Miran Hrovatin durante la missione Ibis, che lei e tutti i cittadini italiani avrebbero conosciuto la verità. Forse il Presidente del consiglio non sapeva di che cosa stesse parlando quando ha annunciato roboante :Vi diremo tutta la verità!!!”. Poi probabilmente qualcuno gli ha detto “Giovanotto, stai buonino, che qui finiamo tutti nella cacca”. Comunque se volete qualche documento da desecretare signori ministri fatemi sapere, visto mai che dai miei cassetti pieni di onesto lavoro salti fuori qualche cosa di interessante e di sensibile? A parte gli scherzi, sarebbe già un bel segnale se trovaste il coraggio e i…eccetera eccetera, per rispondere a queste domande cadute nel vuoto per 20 anni, per chiarire almeno queste 14 incongruenze. Dubito che lo facciate. Ma io le domande ve le rivolgo lo stesso, così, tanto per farvi capire che ca nisciune è fess!
Marco Gregoretti

La salma di Ilaria Alpi portata a spalla dai suoi colleghi
La salma di Ilaria Alpi portata a spalla dai suoi colleghi

1 Il Contingente dei carabinieri “Tuscania”, 13 uomini, a pochi chilometri dal luogo dell’agguato non sono intervenuti.

2 Il contingente Tuscania non ha provveduto nemmeno al recupero dei corpi.

3 Nessuno ha sequestrato le armi di autista e guardia del corpo, miracolosamente illesi. Nessuno dei due ha cercato di difendere Ilaria e Miran

4 Nessuna indagine a Mogadiscio.

Mogadiscio 1993:94-25 Nessun sopralluogo all’albergo dove alloggiavano.

6 Spariti misteriosamente i block notes, la macchina fotografica, le videocassette di Ilaria

7 Nessun controllo sui computer di Ilaria (ne a Saxa Rubra ne a casa)

Il logo della missione di pace Ibis
Il logo della missione di pace Ibis

8 Spariti anche le cartelle cliniche e il certificato di morte redatto sulla nave Garibaldi

9 Nessuno ha ordinato l’autopsia al rientro della salma

Ilaria Alpi in Somalia
Ilaria Alpi in Somalia

10 Testimoni parlano di una Land Rover verde che ha aspettato per due ore Miran e Ilaria davanti all’Hotel. Da quell’auto sono partiti i colpi mortali. Perché nell’ultimo processo Hashi Omar Hassan , somalo ritenuto uno dei killer, è stato giudicato colpevole di duplice omicidio volontario continuato escludendo pero’ la premeditazione?

11 Nessuno sta cercando i mandanti. Perché un povero Somalo dovrebbe uccidere una straniera andando così a cacciarsi in un guaio enorme???

12 Come si possono lasciare in sospeso frasi come: “La situazione somala è a posto e quella maledetta giornalista comunista e’ stata sistemata”. Così avrebbe detto il generale del Sismi Luca Rajola Pescarini a Gianpiero Sebri (già portaborse di Luciano Spada, del Psi, e a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, ha curato in prima persona diversi traffici di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi nei Paesi del Terzo mondo) durante un incontro avvenuto nella primavera del `94 a Milano.

Somalia-1993-1994
Somalia-1993-1994

13 Ma guarda le coincidenze: in una delle udienze Sebri ha rivelato anche di avere incontrato per la prima volta Rajola Pescarini tra l’ottobre e il novembre del `93, sempre a Milano. In quella occasione era presente anche Giancarlo Marocchino, imprenditore italiano che da anni vive a Mogadiscio e che fu uno dei primi ad intervenire sul luogo dell’agguato.

14 Vergognoso: i funzionari della Digos di Udine sottolineato che la fonte che avrebbe indicato i nomi di alcuni mandanti dell’omicidio, è destinata a rimanere riservata per ragioni di sicurezza e non sarà resa nota neppure all’autorità giudiziaria. Un atteggiamento consentito dalla legge, ma incomprensibile per i legali della famiglia Alpi, secondo cui «il fatto che Sisde (oggi Aisi) e Digos si avvalgano della facoltà di serbare il segreto sulle fonti non può essere accettato quale definitivo sbarramento alla prosecuzione delle indagini».
(Marco Gregoretti)