Sequestro Cacace e Calonego.”Macaroni mandolino”. Francesi e inglesi chiamano così i servizi segreti italiani.

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Come previsto. Il solito giochino: la Farnesina non conferma la richiesta di riscatto di quattro milioni arrivata dai sequestratori di Bruno Cacace e Danilo Calonego, i due operai italiani rapiti a Ghat, in Libia, la mattina del 19 settembre. E dunque, certo, sì,  gli inglesi e i francesi impegnati nei teatri mediorientali ci chiamano proprio così : “Gli italiani? Macaroni mandolino”. Per gli agenti del controspionaggio della Gran Bretagna e della Francia, ma anche per le altre strutture Nato, i loro colleghi italiani sono solo e soltanto incompetenti, cacasotto, magna magna “macaroni mandolino”. Forse è una ingiustizia e non riguarda tutti i nostri operatori. Ma è la triste realtà. D’altronde in queste ore arriva l’ennesima conferma che motiva il fastidioso sarcasmo. I nostri servizi segreti, come avevo scritto il 24 settembre scorso, ebbero l’opportunità di liberare Cacace e Calonego cinque giorni dopo il sequestro. Invece tra bisticci, mollaggini e soluzione all’italiana, cioè il balletto di quanti soldi pagare per l’eventuale riscatto e chi avrebbe dovuto gestire la “transazione”, non se ne fece nulla. Sulla pelle dei due poveretti. Da non crederci: in quei giorni una agenzia di intelligence operativa all’estero, ma con ottimi agganci in Italia, era stata contattata dal Capo del Concilio delle tribù, probabilmente l’uomo più potente della Libia, capace di controllare il territorio e ogni organizzazione legale e illegale, per offrire al governo italiano una succulenta via di uscita, un vero piano per punti in cui la liberazione degli ostaggi era uno dei dettagli. E, forse, non il più importante. Non avendo competenza ufficiale gli uomini di quella struttura girarono il tutto ai nostri servizi segreti. Una risata vi seppellirà! Ecco che cosa i “macaroni mandolini” si sarebbero lasciati scappare: 1) Blocco del flusso immigratorio proveniente dalla Libia. Le tribù lo controllano e possono, se vogliono, bloccarlo 2) Soluzione di alcune problematiche dell’Eni 3) Liberazione dei due ostaggi. Non basta: per venti giorni sono stati cercati contatti risolutivi con le autorità italiane. C’è da pensare che ne sia stato tenuto all’oscuro perfino il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. In cambio il Capo del Concilio delle tribù, quindi le tribù stesse, chiedeva l’avvio di una serie di incontri per rivedere la politica dell’Italia, della Francia e dell’Inghilterra verso il governo Serraj, sempre più minoritario nella reale rappresentatività. Secondo alcuni, infatti, non  è sostenuto da più del 20 per cento della popolazione. Ma altre fonti parlano addirittura di una adesione al governo Serraj al di sotto del 10 per cento. Insomma le tribù libiche avrebbero voluto collaborare in cambio di una riconsiderazione di alcuni punti del sostegno al governo Serraj. Ma questa ipotesi è stata boicottata dall’interno dell’intelligence (e probabilmente non solo) del nostro Paese. Il primo più eclatante effetto è stato il visibile e parossistico aumento di arrivi sulle nostre coste: 11 mila in una settimana. Il secondo è che il rilancio su Cacace e Calonego da parte del Capo del Concilio delle tribù libiche è stato chiaro: fatti vostri. Pagate e ve li ridiamo. Con voi non parliamo più. Ora parliamo solo con gli inglesi e con i francesi. Che, statene certi, non si sono fatti sfuggire l’occasione. Godendosela tra le risate alle spalle dei macaroni mandolino.

Marco Gregoretti