Archivio di Greg. Torino, 1982. Quando Giuliano Ferrara uscì dal Pci inveendo contro Israele

Giuliano Ferrara ai tempi di Torino
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Il concerto diretto da Luciano Berio “Mille musicisti per la pace”, in piazza San Carlo, a Torino. Metà settembre 1982

La giunta di sinistra guidata da Diego Novelli che governò Torino dal 1975 allo scandalo delle tangenti del 1983, aveva un assessore alla cultura che era un genio vero. A lui si ispirò il mega celebrato Renato Niccolini di Roma con le famose estati romane. In realtà era stato proprio Balmas a trovare la formula magica brechtiana per portare la cultura in piazza. Lo fece con due iniziative di assoluta eccellenza: i Punti verdi e Settembre musica. Così anche nel 1982, quando capogruppo del partito comunista in comune, a Torino, era Giuliano Ferrara. A metà settembre era in cartellone il concerto di musica classica in piazza San Carlo intitolato “Mille musicisti per la pace”. Direttore d’orchestra top: Luciano Berio. Ebreo, come lo stesso Balmas.
Giorgio Balmas, assessore alla cultura della giunta comunale di Torino guidata da Diego Novelli

Il direttore d’orchestra Luciano Berio

Io c’ero, quella sera in piazza San Carlo. Arrivò la notizia della tragedia di Sabra e Chatila che costò la vita a centinaia di vittime. Sul palco salì Giuliano Ferrara che cercò di imporre, urlando contro Israele, davanti a due ebrei, di annullare il concerto. Che, però, si fece, tra scroscianti applausi,, perché la musica, quella musica, era pace. Fu una lite furiosa tra lo spaventato e minuto Balmas e l‘incombente iracondo Ferrara. Un litigio che culminò con l’uscita di Ferrara dal Pci e con le conseguenti dimissioni da capogruppo. Dunque, l’elefantino, che oggi sembra quasi una sorta di rabbino ombra della Sinagoga romana, uscì al partito comunista su posizioni anti israeliane e di fatto anti ebraiche.
Sabra e Chatila 14-16 settembre 1982

Nel discorso di commiato dal consiglio comunale di Torino, la mitica Sala rossa, chiuse il cerchio, salutando affettuosamente anche i consiglieri del Movimento sociale, riservando parole elogianti per tutti. Tranne che per i socialisti. Che, anzi, apostrofò. Insomma se non ne avessimo viste di tutti i colori, se non sapessimo che l‘uomo e la politica sono cangianti e, spesso, cadono in tentazione, avremmo da pontificare sulla coerenza di Giulianone che se ne andò dal Pci prendendosela con Israele e con il Psi, per diventare dopo qualche mese consigliere personale di Bettino Craxi e dopo non so quanto tra i più convinti sostenitori, giustamente a mio parere, della comunità ebraica e del suo Stato di riferimento. Si tratta di percorsi. Ognuno sceglie il proprio. Poi lui ci raccontò che per un po’ fece l‘informatore della Cia che gli dava qualche bigliettone in cambio di informazioni. Si disse su Craxi. Che sia quello il periodo della svolta filoisraeliana? Chissà. La mia idea è che la sua uscita dal Pci era già stata decisa a tavolino e che Sabra e Chatila fu solo un cinico pretesto preso per renderla un fatto compiuto. È per questo che io mi permetto di nutrire qualche dubbio sulla genuinità “storica” della vicinanza di Ferrara al popolo israeliano. Comunque sia la sua eccellente intelligenza (e io lo so che ne ha tanta, visto che l’ho avuto anche come direttore, per un anno, a Panorama) è una grande risorsa per chi sta cercando di difendersi da chi vuole cancellarlo dalla faccia della Terra.
Marco Gregoretti