Archivio di Greg. Torna la prostituzione sui viali milanesi. I più cattivi sono i clienti che forse non sanno di alimentare la criminalità. L’allarme della Caritas meneghina nel testo dell’articolo che ho scritto per Libero in edicola domenica 31 luglio 2022

La mini-inchiesta sulla prostituzione a Milano che ho scritto per Libero in edicola Domenica 31 luglio 2022
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IL TESTO DELLA MINI-INCHIESTA CHE HO SCRITTO PER LIBERO QUOTIDIANO IN EDICOLA DOMENICA 31 LUGLIO 2022

Cerca di difendersi disperatamente, reagisce. L’auto, ferma in una parcheggio buio, ondeggia. Ma il cliente che non vuole pagare la prestazione sessuale ricevuta , vuole perfino rapinarla e le sferra una coltellata sulla coscia: dieci punti di sutura. La ragazza rumena, non ha dubbi: “I più bastardi sono i clienti”. Ancora peggio, a quanto pare, del fidanzato-sfruttatore della sua collega menata a calci e a pugni perché aveva “fatto la furba”. È il lato oscuro dell’intelligenza, della capacità dell’essere umano di adattarsi alla situazione che cambia. In sintesi: dopo quattro o cinque mesi durante i quali, causa coprifuoco e lock-down vari, era quasi sparita la prostituzione dalle strade di Milano, tutto è tornato come prima e più di prima. Se qualcuno si illudeva che oramai il mestiere più antico del mondo avesse intrapreso vie ipertecnologiche, si sbagliava. L’on line è un di più e non può ancora competere con le migliaia di “signorine di strada” a Milano e hinterland. “Siamo decisamente in una situazione pre covid”, conferma a Libero suor Claudia Bianchi, responsabile dell’Unità tratta e prostituzione della Caritas meneghina. “Durante il periodo delle restrizioni” continua suor Claudia “dai nostri monitoraggi avevamo capito che, sebbene molte donne rumene fossero tornate in patria, l’offerta continuava perché la domanda da parte della clientela era molto forte. Cambiavano gli orari e il lavoro si spostava nelle case, anche se era ed è tuttora complicato quantificare il mercato indoor”.
Passata la festa gabbato lo santo: appena si è riproposta una parvenza di normalità i viali milanesi hanno ripreso il loro tran-tran pullulante di macchine in coda. Sulla circonvallazione esterna per appartarsi a pagamento con ragazze albanesi e rumene, tornate nel frattempo in Italia, nei pressi del Cimitero monumentale e in zona Ortles con le sudamericane, oramai alias per indicare le trans. L’analisi dei dati quantitativi e qualitativi non può che essere empirica. Ma la fotografia fornita da suor Claudia è piuttosto efficace e parte dall’esperienza diretta. “Incontriamo stabilmente 100 donne: 30 sono albanesi, 50 rumene, il resto “sudamericane”. Si rivolgono a noi per consigli e interventi di carattere sanitario. Siamo un punto di appoggio e se ritengono, o vogliono, possiamo anche aiutarle a cambiare vita. Il punto di partenza, però, è uno e non può essere un altro: cerchiamo di far capire loro che sono persone a 360 gradi, non oggetti da usare e gettare. Che devono essere trattate da persone. La comunità cristiana deve occuparsi di voi. Vi offriamo una relazione disinteressata e pulita”.
L’osservazione della strada, comunque, racconta alcuni cambiamenti “storici”: per esempio non ci sono più prostitute bielorusse e russe che negli anni novanta battevano perfino in viale Romagna. Ci si aspettava, o, meglio, si temeva “un’ondata di donne di vita ucraine” spiega suor Claudia “Invece non è stato così, almeno per ora”. Le profughe hanno trovato ospitalità a Milano senza dover finire nelle mani della criminalità organizzata. Che, invece continua a gestire la prostituzione nigeriana. E lo fa con i soliti metodi drammatici e violenti da 30 anni. La direzione investigativa antimafia, la sezione delle mafie etniche dello Sco (Servizio centrale operativo) della Polizia di Stato, hanno monitorato le varie appartenenze , come i Black Axe, della Mafia nigeriana, e portato a termine numerose operazioni, imbattendosi in ragazze totalmente soggiogate. Arrivano in Italia attraverso la Libia, illuse con false promesse di lavoro e consegnate molto spesso a una maman, la quale le manipola tenendole in uno stato di sostanziale prigionia. Vivono terrorizzate dai terribili rituali e dalla minaccia che vengano rivolti contro i congiunti rimasti in Nigeria. “Addetti” le accompagnano la sera nelle strade prestabilite e le ripassano a prendere la mattina presto. Gli incassi vanno tutti alla maman.
Quello nigeriano è l’altro grande mercato della prostituzione da strada nell’area milanese. Si è spostato soprattutto nel Parco nord e sulle provinciali che, come la Novedratese, corrono tra le campagne e le cittadine. “Ma” aggiunge suor Claudia “è pressoché impossibile quantificarne la portata.” Anche perché è un mondo davvero impenetrabile, dove la Mafia nigeriana la fa da padrona. Un sistema totalmente autoctono, come quello dei centri massaggi cinesi che appartengono a una comunità che ha al proprio interno tutto, il contrario di tutto, il bene e il male: dalle banche agli ospedali clandestini. “Però” dice ancora suor Claudia “ogni tanto qualche ragazza esce dal Centro massaggi e si rivolge a noi”. A suo rischio e pericolo.
Ma i veri colpevoli, secondo la responsabile dell’Unità tratta e prostituzione della Caritas milanese sono i clienti “Sì, perché alimentano la criminalità. Usano come oggetti donne sfruttate, trafficate e senza libertà“. Così, dopo l’ennesima inchiesta sulla prostituzione a Milano, la morale è: tutto cambia e nulla cambia. Anzi un cambiamento c’è. E lo sintetizza così, ”non a caso “dice lei, suor Claudia: “Il mercato tira bene”.
Marco Gregoretti