Milanesi stufi di essere scippati. L’articolo che ho scritto per Libero in edicola venerdì 29 luglio sulla ribellione contro le borseggiatrici

Prima pagina dell'articolo sulle borseggiatrici che ho scritto per Libero in edicola venerdì 29 luglio 2022
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L’articolo sulle borseggiatrici che ho scritto per Libero in edicola venerdì 29 luglio 2022
Nicholas Vaccaro, 18 anni, uno dei 25 componenti del gruppo antiborseggio di Milano, stufo di aver paura, ha preso una decisione. È salito sul metro con il megafono in mano e ha cominciato a scandire, in italiano e in inglese: “Attenzione, si segnala la presenza di borseggiatrici in questa carrozza”. Ora, insieme agli altri, lo fa dalla mattina alle 9 e a volte smette la sera tardi. Si calcola che in questo modo lui e i suoi amici abbiano contribuito a sventare circa 25 scippi a settimana. Un’enormità. Ed ecco perché l’esasperazione è trasversale. La vigliaccheria di chi ti circonda, soprattutto se sei anziano e indifeso, meglio se anziana e indifesa, e ti porta via il portafoglio o la borsetta con quel poco che hai mentre sei alla stazione, su un treno o su un vagone della metropolitana, non guarda in faccia ad appartenenze di censo, sociali o financo politiche. Soltanto che ora sta tornando indietro come un boomerang sulla faccia dei e, soprattutto, delle mano-lesta della viltà. Quelle, per esempio, che sulla oramai famigerata linea 91, fingevano di aiutare le donne anziane a salire sull’autobus, le distraevano e le derubavano. In particolare due bosniache che il 5 maggio scorso sono state beccate a derubare una signora di tutto, carte di credito comprese. In pochi minuti le avevano svuotate di 2 mila euro. Furono fermate dagli agenti del Commissariato di Polizia di Quarto Oggiaro e denunciate per furto pluriaggravato e indebito utilizzo di carte di credito. Ma in stato di libertà. Ecco, il punto è questo. Proprio nel mese di maggio, visto l’abbrivio senza precedenti di furti con destrezza nei mezzi pubblici, in superfice e underground e, soprattutto, nelle stazioni ferroviarie Milano Centrale, Lambrate, Porta Genova e Rogoredo, su pressioni delle Forze dell’ordine, la Procura della repubblica di Milano introdusse una modifica all’articolo 146 del codice di procedura penale, (articolo a cui a cui si appellò il Pd quando una scippatrice abortì in carcere dopo essere stata arrestata), che prevede che una pena non pecuniaria sia differita “se deve aver luogo nei confronti di donna incinta; se deve aver luogo nei confronti di madre di infante di età inferiore ad 1 anno”. E, quindi, anche se sorprese in flagranza di reato, bastava adottare la formula magica: “sono incinta” per tornarsene a casa. Si arrivò al paradosso di una donna arrestata con ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma rilasciata perché denunciò la propria gravidanza e fermata un’ora dopo mentre stava borseggiando un’altra “vittima”. Capitò anche che un gruppo di ladre dichiarò all’unisono: “Aspettiamo tutte un figlio”. Adesso una circolare della Procura stabilisce in sostanza che il Giudice di Sorveglianza possa decidere per la custodia in carcere, agli arresti domiciliari o in una comunità. La decisione del Tribunale di Milano ovviamente non ha fermato l’ondata di scippi, ma poliziotti e carabinieri hanno ora quantomeno la soddisfazione che il loro lavoro non venga vanificato del tutto. Così, sempre sulla linea 91, il 5 giugno gli agenti hanno potuto arrestare le quattro scippatrici che avevano perfino circondato una pensionata per rubarle la borsa.
Secondo il Partito democratico, però, così non va bene. E propone di tornare alla situazione precedente, abolendo la rimodulazione dell’articolo 146 del codice penale.
Mossa incauta. L’esasperazione appunto. Nella Milano in cui il Questore Giuspepe Petronzi ha spiegato che sui 53 provvedimenti per impedire ad altrettanti cittadini di frequentare le Stazioni ferroviarie e le zone limitrofe, 37 riguardano donne di etnia Rom, anonimi cittadini nottetempo hanno affisso alle colonne dei mezzanini della tube e alle parteti delle stazioni, locandine e manifesti con le foto delle ladre di borse e di portafogli. Il sito Milanobelladadio le ha pubblicate. E subito è diventato un caso. Anche perché era stato l’assessore regionale alla sicurezza Riccardo De Corato a proporre per primo di segnalarle fotograficamente a chi usa i mezzi pubblici. “Non regge la privacy” aveva detto lo scorso 10 giugno “con chi è daspato”. Contemporaneamente, ieri, è partita, promossa dalla squadra antiborseggio di Milano, una petizione on line di change.org per bloccare l’iniziativa del Partito democratico. Le adesioni volano. E il quesito, “Firma per mantenere l’ordinanza della Procura contro l’operato delle borseggiatrici” è diventato virale.
“Chi ha messo questi manifesti segnaletici” dice Nicholas a Libero “Ha fatto un bel gesto. Soprattutto per i turisti che non conoscono le borseggiatrici”. Che, a quanto si intuisce, in realtà, sono sempre le stesse. “Una ventina, 25 al massimo” secondo il giovane cacciatore di scippatrici. “Partono” spiega “E poi tornano in Italia”. Insomma, non se ne può più, dice la stragrande maggioranza dei milanesi. Lo hanno capito anche dei ragazzini appena maggiorenni, che si sono messi a disposizione per “rovinare il lavoro delle ladre. Per dare loro fastidio”. Con un bel megafono che le assorda
Marco Gregoretti