- Testata Panorama
- Data Pubbl. 26/04/2001
- Numero 0017
- Numero Pag. 64
- Sezione ATTUALITA’
- Occhiello SCANDALO SOMALIA LE NUOVE POLEMICHE
- Titolo QUELLO SCOOP PROPRIO NON VA GIU’
- Autore MARCO GREGORETTI
- Testo
La vicenda delle torture e degli stupri perpetrati in Somalia durante la missione Ibis (1993 / 94) è un vergognoso scandalo nazionale provato dai fatti e dalle fotografie. Questo giornale lo denunciò quattro anni fa. Eppure, dopo tutto questo tempo, nel numero 15 (aprile 2001) di Famiglia cristiana c’ è un titolo: “La guerra delle foto”. Il testo recita, all’ inizio: “Foto manipolate. Una perizia (dell’ Esercito, ndr) rimasta nel cassetto…”. Il cronista che si occupò di Somaliagate crede di sognare. Andando avanti nella lettura scopre che oltre alla presunta e misteriosa perizia sulle fotografie pubblicate da Panorama, è in arrivo un libro scoop intitolato Caso Somalia: anatomia di un falso. E’ la storia del colonnello Franco Carlini: non Panorama, ma il Corriere della sera scrisse che un somalo accusava l’ ufficiale di aver stuprato e ucciso un bambino. Il Tribunale di Milano, proprio in questi giorni, lo ha scagionato da ogni accusa (intervista a pagina 66). Ma allora perché vengono messe insieme le foto pubblicate da Panorama dove si vede il maresciallo Valerio Ercole chino sul corpo nudo di un giovane somalo, e quelle di un branco di parà che stupra una ragazza con una bomba illuminante, con quanto scritto da un altro giornale sulla falsa accusa al colonnello Carlini? E perché si cita solo Panorama? Non è finita: dopo pochi giorni, giovedì 12 aprile 2001, Il Messaggero titola: “Somalia, manipolate le foto delle torture. Folgore scagionata” (da chi?, ndr). E giù, di nuovo, con la storia della perizia, del libro scoop, delle foto di Panorama… Vien voglia di telefonare al generale Antonino Torre, che il 1 luglio 1997, come responsabile del centro di produzione cinefoto dello Stato maggiore, ordinò quella perizia, e a Maria Lina Veca, autrice del libro sul colonnello Carlini. Risultato? Non è una perizia, ma un “verbale di accertamento” di sei paginette realizzato ingrandendo le foto pubblicate da Panorama (gli originali erano già in possesso della magistratura) e ascoltando i pareri di Rino Barillari (fotografo del Messaggero), di Antonio Bido (regista cinematografico) e del maggiore Antonio Viscito (responsabile del settore cine-tv dell’ Esercito). Ma ecco che cosa dice oggi lo stesso Torre di Ercole: “E’ un reietto. Non doveva trovarsi dove mostrano le foto di Panorama, ma in cucina. O a fare il telefonista. Tra i parà ci sono quelli che valgono e quelli che non valgono: lui faceva parte di quelli che non valgono”. Ercole compare nelle foto pubblicate da Panorama il 6 giugno ‘ 97 e scattate dal caporalmaggiore Michele Patruno, che rilasciò anche una clamorosa intervista su quello e altri episodi di malesercito. Il generale Torre tiene a precisare che non ha mai parlato di foto manipolate. Ma, anche nel caso di Ercole, di messinscena, senza però alcuna tortura. “Il somalo” dice il verbale “è troppo statico nella sequenza fotografica”. Tutto qui? Non è che magari, a forza di scossettine, il somalo torturato era stremato? Comunque, restano due fatti incontrovertibili. Il primo: la commissione governativa presieduta da Ettore Gallo ritenne attendibili le accuse di Patruno, tra l’ altro perché “non avrebbe motivo per sostenere un comportamento pregiudizievole per il compagno d’ armi”. Il secondo: il 13 aprile 2000 il Tribunale di Livorno ha condannato Ercole a un anno e sei mesi per abuso di potere con sospensione condizionale. La condanna è passata in giudicato. Torre commenta: “Hanno fatto bene a condannarlo”. “La somala ci stava”: è quanto sottintendono i periti sullo stupro di gruppo fotografato dall’ ex parà Stefano. Era Panorama del 13 giugno ‘ 97. I tre “esperti” sostengono che siccome una mano della somala non stringe il razzo e l’ altra solleva la gonna, ebbene, era accondiscendente. A parte l’ orrore di questa conclusione, ma non è venuto il dubbio che fosse costretta a tenere la gonna sollevata? E comunque la circostanza renderebbe la cosa meno grave? In ogni caso, la perizia è smentita da una infinita serie di testimonianze rese alla commissione governativa da commilitoni di Stefano che ricordavano le urla di dolore di quella ragazza. E poi c’ è la lettera che il 21 novembre ‘ 93, ben prima dello scandalo, Stefano spedì dalla Somalia ai genitori. Panorama la pubblicò. Eccone un passo: “Di notte arrivavano le puttane… Sono arrivati a violentarla in sette persone circa. Ma l’ hanno penetrata con una specie di missilotto. Attaccandola al carro armato a gambe aperte, e lei urlava, penso per il male morale e fisico, perché sopra il missilotto, per farlo entrare, gli hanno messo della marmellata. Quelle urla mi arrivavano al cuore”. Ogni volta che Stefano ricorda quella scena, ancora oggi, ancora la settimana scorsa, piange. Infine, “Famiglia cristiana” torna a tirare in ballo il caso di Benedetto Bertini. Un soldato che partecipò alla missione Ibis e raccontò a Panorama agghiaccianti episodi di militari che, per gioco, sparavano dalle camionette in corsa sui somali. Insieme all’ intervista consegnò alcune istantanee. In una si vedevano una jeep rovesciata, corpi straziati e un gruppo di soldati in piedi. Secondo la perizia dalla foto pubblicata mancherebbe un particolare: un elicottero tedesco in volo. E invece non è così: nella fotografia in possesso di Panorama quell’ elicottero non c’ è mai stato. Qui i ricordi si affacciano netti nella mente del cronista che andò a Palermo a stanare Bertini, a scoprire che ci aveva servito una bufala. Vien quasi voglia di raccontarla tutta, quella convulsa giornata tra questura, pronto soccorso, pedinamenti, finti attentati, magistrato… Quella giornata finita alle 5 della mattina successiva. Quella giornata durante la quale l’ allora direttore di Panorama Giuliano Ferrara andò al computer e scrisse un editoriale con il quale chiese scusa ai lettori per la “bufala”. Come dire: Panorama si è accorto che Bertini mentiva, Panorama se n’ è assunto tutte le responsabilità. Di chi quella delle violenze accertate?