O pensano di essere in un telefilm dove è tutto finto, oppure qualcuno non gli ha ancora spiegato che, fortunatamente, l’impunibilità del delitto d’onore è stata abolita. Che cosa altro si può dire di due giovani, di 14 e di 15 anni, che per una chat con una ragazzina organizzino una spedizione punitiva contro un loro coetaneo, e lo sbattano sotto un treno in corsa? Che, fortunatamente, in quel momento andava piano? Eppure è successo davvero, a Seregno, hinterland milanese, alle 14,30 di mercoledì 25 gennaio. E i due bulletti sono stati arrestati dagli agenti della Questura di Monza con le pesanti accuse di tentata rapina e di tentato omicidio. E, ora, si trovano, accompagnati dai poliziotti, in un Cpa (Centro di prima accoglienza) di Torino. Il primo è stato fermato nei pressi della stazione di Seregno, l’altro, proprio mentre i Carabinieri stavano andando a prenderlo a casa, si è costituito ai militari dell’Arma di Desio, accompagnato dalla nonna. La vittima, un adolescente di 14 anni, uscito da scuola, stava aspettando il treno che lo avrebbe riportato a casa, a Lentate sul Seveso. Un gruppo di coetanei, tra cui i due fermati, lo hanno circondato e aggredito, intimandogli con violenza di togliersi la polo bianca che indossava. In un primo momento questo dettaglio ha fatto pensare a una rapina di gruppo. Invece era il pretesto per accendere la miccia. Così, quando il malcapitato, ha opposto resistenza e ha provato ad allontanarsi, lo hanno inseguito e scaraventato sui binari proprio mentre sopraggiungeva il convoglio. Cadendo è rimasto incastrato tra la banchina e le ruote delle carrozze. I soccorritori lo hanno trasportato all’ospedale San Gerardo di Monza, dove i sanitari spiegano di aver riscontrato un brutto trauma cranico e una sospetta frattura alla caviglia. La velocità rallentata del treno ha evitato il peggio. “Mio figlio ha rischiato di morire” ha detto ancora sotto shock la madre, una donna rumena di 41 anni, “E adesso non riesce a camminare”. Il procuratore per i minorenni Circo Cascone, parlando con i giornalisti dell’Ansa, ha spiegato che “purtroppo, oramai, questi ragazzi non sono più abituati a pensare, credono di vivere in una canzone e in un film e perdono il contatto con la realtà”. Un mondo virtuale dove anche una ragazza cessa di essere persona, e diventa oggetto la cui contesa si risolve gettando qualcuno sotto il treno. È davvero impressionante, infatti, la contezza del movente. Da non crederci: quel ragazzo ha rischiato di essere ucciso perché si è permesso di scrivere dei messaggi alla coetanea che, evidentemente, era ritenuta proprietà di qualcuno. Quindi l’aggressione non è stata estemporanea ma, secondo gli investigatori, si è trattato di una vera e propria spedizione punitiva. Le indagini, condotte dai poliziotti di Monza in collaborazione con i colleghi della Polizia ferroviaria, hanno portato rapidamente la Polizia a identificare i colpevoli per la corposa documentazione testimoniale e grazie alla attenta analisi dei video delle telecamere di sorveglianza. Dai frame dei filmati è stato possibile sia ricostruire tutte le fasi del brutto episodio che riconoscere i due adolescenti arrestati. “Educati senza freni” dice a Libero la psicologa Alessandra Lancellotti, che alle tematiche del disagio giovanile e famigliare ha dedicato diversi studi. E aggiunge: “Hanno introiettato un modello di vita mutuato da smartphone, da screen shot, da videogiochi sanguinari, da film di gang. Non hanno ricevuto o percepito principi di autorità e di autorevolezza e, quindi, sviluppano adrenalina solo da competizioni estreme, dove vincono i predatori. Ragazzi che cercano la morte e lo sfregio dell’altro per nascondere vigliaccheria e solitudine”. Insomma poca famiglia, pochi limiti, tanta povertà morale. Un combinato disposto che, secondo, Lancellotti può portare alla cultura della sopraffazione con i genitori che non sono riusciti o non hanno voluto porre dei limiti. “Resta da capire” conclude Lacellotti “Come rimettere in sesto i figli di un dio minore dove alle buone succedono le cattive”. Chissà, magari ci riusciranno i genitori dei genitori. Come quella nonna che ha accompagnato uno dei due bulli in caserma, a costituirsi. Brava!
Marco Gregoretti