Dall’ordinanza di custodia cautelare. “Sapevo che poteva morire. Ma io volevo stare con il mio uomo”. Ecco perché il gip ritiene che la mamma della piccola Diana, morta abbandonata in casa, sia un donna senza scrupoli. Confermato l’arresto di Alessia Pifferi. Il testo dell’articolo che ho scritto per Libero di domenica 24 luglio

Il terzo articolo sulla morte di Diana che ho scritto per Libero di domenica 24 luglio 2022
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ECCO IL TESTO DELL’ARTICOLO
Alessia Pifferi, 37 anni, la mamma della piccola Diana, la bambina di un anno e mezzo, morta abbandonata per sei giorni sul suo lettino da campeggio, in casa, a Milano, in via Palea, resta in cella. Lo ha deciso il Gip Fabrizio Filice, dopo l’interrogatorio di garanzia di ieri pomeriggio, presso la Casa circondariale milanese San Vittore. Non dice nulla la legale della donna, Raffaella Brambilla. Ma l’ordinanza firmata da Filice non lascia dubbi e dispone la custodia cautelare in carcere per “omicidio volontario nella forma omissiva aggravato dai futili motivi”. A causa del lungo abbandono, secondo il gip, Diana è morta di stenti mentre la mamma era andata a Leffe, vicino a Bergamo, a trovare il fidanzato, Mario D’Ambrosio, 58 anni, elettricista. E con il quale, in quella allucinante settimana, sarebbe perfino passata da Milano senza andare a casa, perché tanto aveva detto al compagno “Diana è al mare con mia sorella”. Ecco perché sia il gip che il pm Francesco De Tommasi, percepiscono Alessia come una persona senza scrupoli e con il rischio che reiteri il reato. “Io ci contavo” ha detto la mamma di Diana, rispondendo al gip, come riporta l’ordinanza, “su un futuro con il mio compagno. E infatti era proprio quello che stavo cercando di capire in quei giorni. È per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire”.
L’ordinanza spiega che l’indagata non solo era consapevole che la piccola fosse in pericolo di vita, ma che ha perfino accettato questa eventualità e non ha nemmeno chiesto aiuto alla sorella che “in qualsiasi momento avrebbe potuto andare nel suo appartamento a soccorrere la bambina”. Durante i due interrogatori Alessia Pifferi non avrebbe mostrato cedimenti al dolore o alla tristezza. Lo sgomento di chi l’ha interrogata è più che comprensibile: lei, infatti, interloquiva come se non avesse mai dato alla luce quella bambina, “avuta da una relazione clandestina, non desiderata”. E forse ecco perché, stando ai racconti dei vicini, Alessia era una mamma fredda. Difficile, comunque, ancora penetrare la personalità di questa donna. Lo scavo si annuncia lungo. Anche perché la reiterazione delle menzogne “psicotiche”, sarebbero una sua costante. Al punto che avrebbe perfino detto che sua madre (arrivata venerdì sera a Milano, dalla Calabria) era morta di Covid. “Alessia pare essere schizoide” analizza la psicologa Alessandra Lancellotti. “Da una parte vuole il suo amore, dall’altra non esita a uccidere con macabro rito la figlia, con una sceneggiatura degna di Alfred Hitchcock. La bambina per non piangere era verosimilmente anestetizzata dai narcotici, ma nella stessa scena la mamma mette il biberon. Come a dire sono una brava mamma. L’abbandono e il tentativo di recuperare se stessa con un signore di nuova scoperta”. Sono forti i toni usati dalla terapeuta genovese e va precisato che, almeno per ora, il gip non avrebbe confermato, come richiesto dal pm, l’accusa di premeditazione. Resta, però, da capire per quale motivo ci fosse vicino al biberon una boccetta che conteneva un forte ansiolitico, aperta, quindi usata. Lo stabilirà con ogni probabilità l’autopsia disposta subito De Tommasi, che per primo ha parlato con la mamma di Diana. Per adesso, secondo gli inquirenti, la piccola è morta a causa degli stenti e dell’abbandono. Ma finché non sapremo che cosa ci facesse uno psicofarmaco vicino al biberon con il latte e quando Diana sia volata in cielo, non potremo esserne certi al cento per cento. Domani, l’ordinanza di cui abbiamo pubblicato qualche stralcio, sarà depositata.
Marco Gregoretti