“Dobbiamo rubare, è il nostro lavoro!”. Il comizio di una borseggiatrice con il pancione davanti alla stazione centrale di Milano racconta una società metropolitana pronta a esplodere. L’articolo che ho scritto su Libero di giovedì 23 febbraio 2023 (Video)

Comizio della borseggiatrice davanti alla stazione centrale di Milano. L'articolo che ho scritto per Libero di Giovedì 23 febbraio 2023
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“Scusi, stanno girando un film?”. No, no, è tutto vero. Quella giovane donna incinta che grida “Io sono una ladra!!! Sì, sono una ladra!”, non è un’attrice. Fa parte di una nuova potente cordata di potere: le borseggiatrici. Un brand, oramai, che si pubblicizza indisturbato, arrogante e strafottente, dalla mattina alla sera, infilando le mani nelle tasche, nelle borse e negli zainetti di chi si sposta usando i mezzi pubblici, con particolare attenzione alla tube milanese. È domenica 19 febbraio, tarda mattinata, quando il piazzale davanti alla stazione centrale di Milano si trasforma in un set involontario. Urlando, rivolta agli smartphone di cittadini esausti e stufi di essere scippati con destrezza, dichiara, anche a none delle altre adepte “Noi abbiamo rubato oggi, abbiamo rubato ieri, torneremo a rubare domani. Dobbiamo rubare. È il nostro lavoro!”. Il comizio declamato ridendo, sbeffeggiando, come può fare chi si sente protetto e impunito anche per via di un coacervo di circolari, di buonismi ponziopilateschi e di leggi, riforma Cartabia compresa, che, di fatto, la tengono fuori da qualsiasi sanzione, è stato filmato. E il video, girato e messo in rete da Milanobelladadio, il gruppo social che, sul campo, in due anni ha sventato più di mille taccheggi, è diventato virale. Una pioggia continua di visualizzazioni che raccontano, tra i tanti dettagli, che il tutto si è svolto a pochi metri dalla tensostruttura dell’esercito, presidiata da un soldato in mimetica e armato, a cui non restava che godersi la scena. Tanto altro non potrebbe fare. Oddio, non è che le forze dell’ordine abbiano, invece, chissà quale potere di intervento. Che altro oltre alla identificazione? Alla richiesta di documenti? Sì, una cosa: subire la frustrazione di vederle il giorno dopo di nuovo all’opera. Padrone assolute della metropolitana milanese. Al punto che si segnalano comici teatrini del tipo: il personale dell’ Atm che controlla meticolosamente i biglietti, mentre le borseggiatrici entrano, escono e scappano scavalcano i tornelli. Le guardano, forse un po’ impotenti, e riprendono a controllare i passeggeri che, invece, il biglietto ce l‘hanno. Neanche il mitico Valerio Staffelli di Striscia la notizia è riuscito a venirne a capo. Lui è incappato in Rukika (che sarebbe la stessa che compare in una foto in rete mentre sembra “pipare” cocaina) che gli rovesciava addosso bile e, mentre cercava di colpire operatore e telecamera con un maglione brandito a mo’ di randello, confermava, netta, definitiva: “Sono una ladra!!!”.
Nicholas Vaccaro, giovane vicepresidente del neonato Comitato di sicurezza di Milano, che si è fatto le ossa con Milanobelladadio, domenica mattina c’era, mentre la borseggiatrice beccata reclamava i propri diritti. Racconta Vaccaro a Libero: “Aveva appena partecipato al solito assalto alla metropolitana usando il modulo collaudato: bloccare le porte dei vagoni. Entrando e uscendo e poi dandosela a gambe scavallando i tornelli. Erano sei o sette. E noi le abbiamo infastidite. Così si sono fermate”. Scaltrissime, comunque, spesso riescono anche a eludere gli interventi dei cittadini incazzati organizzati: si dileguano dividendosi. Una paio vanno da una parte, due dall’altra, altre due in una diversa direzione. È almeno dal 2016 che giovani donne assunte dal crimine da strada sono state lasciate libere di fare ciò che vogliono. A volte perfino giustificate dal senso di colpa dei peana radical-chic. Così si sono impadronite, indisturbate, del territorio. Probabilmente vittime anche loro di un’organizzazione criminale. E ora sembra davvero tardi per poter mettervi una pezza. Con il rischio, però, che possa un giorno finire male, come stava per succedere il 23 dicembre dell’anno scorso, quando un gruppo di milanesi esasperati, scendendo dai vagoni, ha abbozzato una caccia alla ladra lungo i corridoi della linea verde. C’è mancato un pelo quella volta. Ma la domanda è: possibile che nessuno ragioni sull’evidenza che sono quasi tutte in stato interessante? Che seguono linee di comportamento collaudate e precise e che sono praticamente sempre le stesse?. La chiave sta proprio in quel “Dobbiamo lavorare!” esclamato dalla scippatrice domenica 19 febbraio alla stazione centrale. Dietro la sua risata si nascondeva strafottenza o paura? A Libero risulta, anche da “fonti”, come dire?, interne, che il furto è un input. Di più un diktat di chi tira le fila del gruppo di delinquenti che le manda a “lavorare”. Ogni santo giorno devono portare nelle casse della filiera una determinata cifra. E chissenefrega se, magari, sono al settimo o all’ottavo mese. Se non ci riescono sono botte. In testa. Una controprova la fornisce lo stesso Vaccaro: “Partono la mattina alle 9,30 o dalla abitazione (credo che alcune di loro vivano in una casa popolare), o dalla roulotte, in zona Lorenteggio e Giambellino. Prendono il tram 14 e vengono in centro. Bene, a volte, le becco anche dopo dodici ore, perché devono recuperare il tempo che hanno perso a causa dei nostri interventi di disturbo”. Questa meravigliosa città, così morale ed etica secondo la letteratura internazionale, sta accendendo ovunque pericolosi focolai di guerre tra poveri. Tra donne incinte costrette a rubare e cittadini che non arrivano a fine mese
Marco Gregoretti

IL VIDEO SHOCK