Giornalisti italiani e stranieri, avvocati, public relation man, investigatori privati, giudici americani, medici…
Mai avevamo visto una strategia così efficace a favore di un’imputata come nel caso di Amanda Knox. Dopo la pubblicazione di alcuni articoli su un tabloid inglese, la famiglia Knox assunse un press agent, David Marriott, che si è mosso subito organizzando le interviste e studiando “scoop”’ controllabili.
Poteva contare pure su una piccola “lobby” di sostegno creata a Seattle, Friends of Amanda: due avvocati, un giudice, un investigatore, uno scienziato, più un gruppo di corrispondenza in Italia, con la partecipazione del giornalista “anti Mignini” Mario Spezi e dello scrittore Douglas Preston; a tirare le fila l’avvocato Anne Bremner. I sostenitori si sono divisi i compiti: dai rapporti coi media alla raccolta di prove a discarico, dalla creazione del sito lnjustice in Perugia al fund raising. Adddirittura, un componente del gruppo, il giudice Michael J. Heavey, è stato censurato dalla Commissione etica per aver usato carta intestata della Corte Suprema, per scrivere il12 agosto 2008 all’allora vicepresidente del Csm Nicola Mancino, al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e chiedere il trasferimento del processo ad Amanda Knox da Perugia ad altra sede.