Spioni all’orientale. Agisce in Italia una polizia segreta cinese a caccia di dissidenti? Controlla anche noi? Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi chiede accertamenti su una associazione di Milano. L’articolo che ho scritto per Libero di giovedì 8 dicembre 2022

Polizia segreta cinese anche a Milano? L'articolo che ho scritto per Libero di giovedì 8 dicembre 2022
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Il richiamo in prima pagina di cronaca dell’articolo sulla polizia segreta cinese. Libero di giovedì 8 dicembre 2022

IL TESTO DELL’ARTICOLO
Questa ci mancava: la polizia segreta cinese che va a caccia di dissidenti anche a Milano. Mascherata da associazione culturale e commerciale, di sincera amicizia con il tessuto socio economico della città e con frequentazioni di buon livello, o da ufficio per il disbrigo di documenti e di pratiche varie? Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, rispondendo a un Question time alla Camera, ha detto alle agenzie che nel capoluogo lombardo “sono in corso approfondimenti sulla Overseas chinese center”. Senza dare ulteriori specifiche. Tutto è partito da un rapporto della Ong Safeguard defenders, con cui si racconta come agiscano, in 53 Paesi del mondo, almeno cento stazioni di polizia segreta, vera polizia parallela, con il compito di cercare dissidenti da rimpatriare per fargli fare probabilmente la fine che a buon diritto possiamo temere. Ovviamente la sorridente apparente flemma all’orientale smentisce “gioiosa” questa assurda dietrologia. Fatto sta che ben 11 di questi apparati cinesi di investigazione e di repressione poliziesca, sarebbero in Italia. E tra le cento censite dalla Ong, sarebbero anche le più agguerrite. Ne sono convinti i servizi segreti che da almeno un anno stanno indagando sulla reale esistenza e operatività celata dalle più svariate sigle tra Prato, dove oramai, come racconta lo scrittore Edoardo Nesi nei suoi romanzi, la comunità cinese ha in mano l’intero comparto tessile, Firenze, Roma, Bolzano (un importante snodo) e, appunto, Milano. Secondo i primi riscontri investigativi, non solo osservati in Italia, e anche stando a quanto sostenuto da Safeguard, questi poliziotti paralleli costringerebbero i cinesi non allineati con le posizioni del governo comunista e che hanno cercato protezione in Occidente, a rientrare in Cina. Overseas per ora sarebbe l‘unica a occuparsi di attività burocratiche dei cittadini cinesi presenti nel nostro Paese. Per questo sarebbe attenzionata. L’impressione è che ci sia qualche cosa di più di una semplice “attenzione”. Il mandato alle Questure per adesso è di mantenere il massimo riserbo. Perfino a Milano, dove è confermata un’indagine, in sala operativa dicono: “Non abbiamo alcun dettaglio”. Proprio nel capoluogo lombardo, in perfetta aderenza alla “guerra all’orientale”, fatta di finzioni, trappole, sorrisi e fumo negli occhi, approfittando degli accordi del 2018 per il controllo del territorio. stipulati con le nostre istituzioni (ricordiamo le pattuglie miste italo-cinesi per le strade di Milano), l’amministrazione di Qingtian realizzò qui un ufficio pilota con il compito “ufficiale” di monitorare i connazionali all’estero, nascondendo, magari, chissà, gli scopi reali. Il nome Overseas ha destato scalpore perché ha un importante valore aggiunto per la comunità cinese presente in Lombardia. Una sorta di brand, con una filiera di “dipartimenti” che ha da tempo rapporti consolidati con le istituzioni. L’intrigo internazionale che si gioca a Milano, ricorda un po’ i tempi della guerra fredda e aumenta il volume di un sentire collettivo la cui domanda, sebbene possa sembrare da bar, non è più eludibile: tra accordi finanziari, cessione di pezzi importanti delle nostre industrie, bar, call center, sartorie, negozi di telefonia, via della Seta, abbiamo aperto definitivamente le porte al potere di Xi anche da noi? Siamo obiettivo di un nuovo imperialismo? E se poi la presunta polizia segreta oltre a occuparsi delle “teste calde” contrarie al regime che si sono rifugiate a Milano, cominciasse anche a interessarsi a noi? Un fatto è certo: gran parte della video sorveglianza del Parlamento, dei Tribunali e delle strade è gestita da società cinesi.
Un libro a “circuito chiuso” intitolato Bocche chiuse, che raccoglie documenti provenienti dagli archivi di intelligence di mezzo mondo, racconta di un piano di invasione cinese dell’Occidente annunciato ufficialmente nell’agosto del 2005 dal ministro della Difesa Chi Haotian. Qualche brivido viene. Fantasticherie da complottisti? Speriamo.
Marco Gregoretti