Perbenisti da solotto, io, cronista sul campo, sul suicidio di Tiziana Cantone vi dico che…

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Questo articolo lo ha scritto per il blog Giuseppe D.L., infaticabile cronista, solido e giovane, che di questa triste e drammatica vicenda si sta occupando con impegno e senza pregiudizi. Ecco alcune sue considerazioni, che sono anche notizie
(MG)

Ora che il clamore mediatico sulla morte di Tiziana C. s’è affievolito, adesso che ormai molti hanno finito le cartucce per sparare accuse contro la “Rete”, è bene che qualcuno si prenda la briga di smontare l’ipocrisia cresciuta attorno alla vicenda della donna impiccatasi con un foulard.
Dal giorno della sua morte si sono sprecati litri di inchiostro per accusare chissà chi di aver distrutto la vita una persona che, forse, se l’era distrutta da sola. È stata disegnata come una “vittima” del web; qualcuno ha scritto che ad averla uccisa “siamo stati noi uomini”; altri che la “ragazza” non poteva mai immaginare di diventare un idolo; Luca Telese asserisce che sia “l’ultima vittima del cyberbullismo, una donna assassinata dal furto della privacy, ma anche e soprattutto, la prima vittima tra i caduti della rete”; Roberto Saviano s’è spinto a dire che “l’ha uccisa non la sua leggerezza, ma la bigotteria italiana”, anche se non si capisce bene che cosa volesse dire.
Tiziana era un mito per molti uomini prima della morte e lo sta diventando ora per chi gode nel picchiare duro col perbenismo. Un suicidio è sempre terrible ed è la punta dell’iceberg di un dolore che ti toglie il fiato. Ma per evitare di cadere nel marasma del politicamente corretto di questa corsa al cocodrillismo becero, proviamo a fare un elenco di obiezioni.

Tiziana non era una ragazza. A 31 anni compiuti non sei più una bambina, né un’adolescente, né tantomeno una ragazza. Sei una donna. Molte tue coetanee hanno almeno un figlio, oppure hanno deciso di non farlo. Quando il web viene sommerso dalle sue foto, Tiziana già ha convissuto per mesi con un fidanzato 40enne, Sergio Di Palo. Alcuni video potrebbero risalire addirittura al novembre 2014, ma di sicuro alcuni vengono realizzati ad aprile 2015: in quei giorni lei ha 30 anni, non è più una bambina. Che sciocchezza seppellirla con la bara bianca.

Non si tratta di “revenge porn”. Le (troppe) storie di ragazzine le cui immagini “private” vengono messe in rete da ex fidanzati assetati di vendetta, sono ben diverse dalla vicenda di Tiziana. Nessuno le ha rubato i video o l’ha registrata di nascosto. Nella denuncia fatta nel luglio 2015, lei stessa ammette: “Ho intrattenuto con queste persone un gioco virtuale erotico. Quindi, ingenuamente sono stata io a inviare a loro dei messaggi via WhatsApp con allegati filmato e foto. Ma io non ho mai assolutamente autorizzato nessuno di loro a diffondere né ad altri né in rete quel materiale”.

La fonte che ha dato vita al fiume di condivisione porta dunque il suo stesso nome, lei che “volontariamente e in piena coscienza” ha premuto il tasto invio di WhatsApp. I destinatari erano 4 persone, ora identificate in Antonio ed Enrico I., un altro Antonio e Luca. Il web ha solo fatto il resto: già il 25 aprile i video finiscono in portali hard e poi alla grande massa in un via vai di messaggi, parodie, fotomontaggi e calciatori che scherzano dicendo “stai facendo un video? Bravo!”

Plagiata dal fidanzato? Secondo sua madre, la donna sarebbe stata costretta dall’ex fidanzato a prestarsi a quei filmati hard, anche se era lei a scegliere i partner (almeno due) con cui intrattiene i rapporti sessuali. Al momento però la Procura non ha inserito Di Palo nell’elenco degli indagati ed è stato lui a pagare le spese legali che Tiziana ha sostenuto nella speranza di ottenere l’oblio.

I problemi di alcol. La storia di Tiziana inizia con l’abbandono del padre, evento che la fa cadere nel tunnel dell’alcol e la costringe ad andare dallo psicologo. Quando accetta di fare sesso con altre persone e di essere ripresa, forse era davvero “in un momento di temporanea instabilità psicologica”. Potrebbe esserlo stata anche prima di suicidarsi.

Il video non è un errore. Sono molte le donne che si battono il petto dopo aver “fatto l’errore di filmarmi mentre facevo sesso con il mio fidanzato”. Successe pure a Belen Rodriguez. In questo caso però parliamo di 6 filmati e diverse foto, volontariamente condivisi non con il proprio fidanzato né con gli uomini con cui si era intrattenuta, ma spediti ad estranei. “Dopo un po’ di tempo che inviai questo materiale, queste persone hanno chiesto di vedermi e di avere un incontro ravvicinato”, disse Tiziana agli investigatori. Poi “a quel punto io ho smesso e ho chiuso questo gioco”. Un gioco mortale.

Tiziana insomma si è volontariamente gettata in un fiume con rapide troppo potenti per poter nuotare contro corrente ed uscire dall’acqua. Volontariamente. Piangiamo, dunque, la morte di una donna. Ma non proclamiamola santa.
Giuseppe D.L.