Danilo Calonego e Bruno Cacace, i due italiani sequestrati la mattina del 19 settembre a Ghat, in Libia, potrebbero esser liberi già questa sera. Ma si rischia il solito pasticcio all’italiana. Lo rivela al mio blog una autorevole fonte internazionale. Si tratta di una struttura estero su estero che grazie ad alcuni vecchi rapporti ha passato la notizia ai nostri servizi segreti militari. “Ci hanno contattato dalla Libia” spiega “per offrirci questa opportunità, ma noi non siamo in Italia e non abbiamo competenza e abbiamo girato i tutto a Roma”. Il nodo sono i rapporti di forza interni al paese libico. Il capo del Concilio delle tribù libiche, da cui è partita l’offerta, controlla l’80 per cento dei consensi: tutti contro il governo Serraj, appoggiato dall’Italia. “Il concilio delle tribù ha in mano anche i rapporti con i rapitori.I sequestratori sono controllati dalle tribù. La richiesta che fanno è questa: rilasciano i due operai se il governo italiano apre un tavolo di trattative per ridurre il potere di Serraj”. Ma il vero punto è questo: l’Italia non ha il potere di farlo. Le tribù libiche sopravvalutano il nostro ruolo in quel teatro, la nostra capacità di influenza. E, dunque, eccoci alle solite. È in corso una faida interna ai servizi italiani, tra funzionari a Roma e funzionari in un’altra città italiana per la gestione. Secondo quanto rivelato dalla mia fonte, infatti, per i servizi segreti italiani l’unico modo per liberare gli ostaggi sarebbe quello solito: avviare una trattativa per il pagamento di un riscatto. Un paio di mesi, 10/ 11 milioni di euro attraverso i soliti meccanismi e con il rischio “cresta” molto alto. Chi porterebbe avanti la trattativa nel caso passi la malaugurata ipotesi del pagamento di un riscatto? Roma o l’altra città? “Ci sarebbe e una terza possibilità: quella di fare avere direttamente il dossier al Presidente del consiglio Matteo Renzi perché possa così agire autonomamente”. Ma il punto è che il Concilio delle tribù libiche ritiene più autorevole del reale il potere di influenza dell’Italia nei confronti del governo SerraJ.
Marco Gregoretti