Bimbo ferito da una pallottola vagante. “Mi assumo tutte le mie responsabilità”, confessa la guardia giurata dalla cui pistola è partito il proiettile. Ma quanti erano a sparare? Il testo dell’articolo che ho scritto per Libero di giovedì 18 agosto 2022

Bimbo ferito da pallottola vagante. Guardia giurata confessa. L'articolo che ho scritto per Libero di giovedì 18 agosto 2022
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“Sulla vicenda di via Gallo a Corte Franca, nel bresciano, c’è ancora la segretezza d’ufficio”. Così, a Libero, l’ufficiale del Carabinieri della caserma di Chiari, titolare delle investigazioni sul ferimento del bambino di poco più di un anno, alle 23 di Ferragosto, colpito da una pallottola vagante mentre era disteso sul divano, vicino a una finestra di casa. Tuttavia siamo sicuramente vicini a una svolta: è sempre più insistente l’ipotesi che la Guardia giurata di 46 anni dalla cui pistola sarebbe partito il colpo, stesse sparando ad alcuni cartelli stradali, tra cui quello di via Gallo, in una sorta di gioco pericoloso, di goliardata, insieme ad altre due persone. “Mi assumo tutte le mie responsabilità. E sono profondamente addolorato. Il mio pensiero va solo al piccolo e alla sua famiglia”, avrebbe fatto sapere attraverso il suo avvocato Simona Camerlengo.
La guardia giurata, ancora indagato a piede libero per lesioni gravissime, avrebbe spiegato al magistrato di turno, Benedetta Callea, quanto è accaduto, fornendo dettagli utili alle indagini dei Carabinieri, tuttora in corso. Ma sono previsti nelle prossime ore colpi di scena che disegnerebbero un quadro più grave di quello finora trapelato. Diversi gli elementi da chiarire, infatti. A cominciare dal numero delle persone protagoniste e in qualche modo coinvolte nella tragica serata, che, peraltro, poteva finire ancora peggio. Da alcune fonti si apprende, per esempio, che in caserma siano passate almeno quattro persone. Anche la quantità di proiettili esplosi e di altre eventuali armi usate in via Gallo sarebbero al setaccio dei Carabinieri. Alcuni conti, infatti, non tornerebbero: più fori e meno bossoli. Quattro sarebbero stati in un primo momento nascosti e poi, durante una perquisizione nella abitazione dell’indagato, qualcuno, presente in casa, li avrebbe consegnati ai Carabinieri. I proiettili sarebbero stati esplosi da due pistole e da un fucile, sebbene sia certo che quello che ha ferito il bambino sia partito dall’arma impugnata guardia giurata. A queste conclusioni, peraltro non definitive, in attesa dei risultati della perizia balistica, fondamentale per chiarire il quadro complessivo di quanto è accaduto, gli investigatori e gli inquirenti sarebbero giunti dopo un lungo interrogatorio, forse più di uno. Una vera e propria confessione, che avrebbe contraddetto la versione fornita inizialmente dalla guardia giurata. A quanto si apprende, dai toni molto più morbidi. Ecco perché, sul fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Brescia trapela poco o nulla. La vicenda, infatti, appare molto più intricata di quanto si era capito in un primo momento. Una conferma indiretta che potrebbero esserci ulteriori sviluppi, anche clamorosi, arriverebbe dal fatto che, dopo aver vagliato la loro posizione, anche i due amici della guardia giurata sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato nei loro confronti sarebbero quelle di danneggiamenti, esplosioni pericolose e porto abusivo di armi. Resta ancora da capire l’eventuale posizione di chi avrebbe frettolosamente nascosto alcuni bossoli, prima di consegnarli agli investigatori. Chi e perché.
Nel frattempo le buone notizie: i medici dell’ospedale pediatrico di Bergamo Giovanni 23°, hanno definitivamente dichiarato la piccola vittima fuori pericolo. La notte tra il 15 e il 16 agosto il bambino ferito era stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. ”È andato bene” avevano detto i sanitari uscendo dalla sala operatoria. In effetti non c’era stato neanche bisogno di attaccarlo alla respirazione artificiale. E, quindi, se non è già avvenuto mentre andiamo in stampa, nelle prossime ore lascerà la terapia intensiva.
Marco Gregoretti